Calcinato, il comitato: «Qui tutti sanno di Marghera»

Le indagini condotte dai tecnici dell’Arpa finiscono sul tavolo della Procura
RIFIUTI MISTERIOSI, RELAZIONE IN PROCURA
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«In paese sapevano tutti che sotto il canile c’era quella discarica di rifiuti e anche la provenienza di quei rifiuti. È un’informazione che si è tramandata di generazione in generazione: nell’area adibita al canile San Rocco arrivavano camion provenienti da Porto Marghera».

Le parole sono quelle di Laura Corsini del Comitato cittadini Calcinato e sono quasi sconsolate. Una vicenda, quella sulla quale i residenti ora chiedono di conoscere i risvolti futuri, che proprio in queste ore è finita anche sul tavolo della Procura.

Le approfondite indagini condotte dai professionisti dell’Arpa - guidati dal direttore Fabio Cambielli - sull’area a ridosso dei cantieri per realizzare la tratta dell’Alta velocità ferroviaria hanno riportato alla luce una discarica di rifiuti profonda sedici metri. Si tratta di scarti composti perlopiù da fanghi, ma anche per i tecnici che hanno analizzato e testato più volte il materiale non è stato possibile identificare con esattezza di che sostanze si tratti. Un caso unico, almeno in Lombardia, che ha portato al sospetto che quei rifiuti possano aver raggiunto la nostra provincia direttamente da Porto Marghera, passando attraverso una rotta illecita. Nonostante le numerose analisi e i tre carotaggi, classificare il materiale è stato impossibile.

L’unica certezza, è il valore riscontrato in uno dei piezometri posizionato a valle del sito, dove è stata riscontrata la presenza di dicloroetilene, solvente che - specifica l’Arpa - può provenire solo dall’area finita sotto la lente di ingrandimento. A fare scattare l’allarme è stato un particolare tutt’altro che irrilevante: i rifiuti misteriosi, interrati da anni, rilasciano infatti vapori «tipici dei solventi forti»: per questo si è pensato di vagliare la pista del legame con il sito inquinato di Mestre, esattamente come avvenne nel 2014, quando un carico proveniente proprio da Porto Marghera fu intercettato per tempo, senza però che si arrivasse ad avere la certezza che fosse il solo container in viaggio verso Brescia.

Quel che per ora Cepav Due (la ditta che si sta occupando dei lavori Tav) immagina di fare è rimuovere solo i rifiuti sotterrati nello spazio su cui sorgeranno i piloni, per un totale di 2mila metri cubi di materiale, procedendo poi con l’isolamento della parte restante della discarica. «Un dramma l’ambiente a Calcinato, un dramma vivere in questo territorio» prosegue Corsini, che ricorda: «Dopo i fanghi tossici arrivano i veleni fantasma proprio a confermare che qualcuno, nei decenni passati, si è arricchito sotterrando nella nostra terra scarti di Porto Marghera.

Forse nessuno conosceva la gravità del materiale sotterrato, ma ancora una volta la superficialità ha avuto la meglio sul principio di precauzione e così nulla è stato fatto in questi anni, nonostante la falda, si trovi a meno di 20 metri da rifiuti addirittura non classificabili. Nuovi veleni in un territorio martoriato da discariche e da impatti cumulativi».

Infine, una domanda: «Come mai, se della discarica si sapeva, si è atteso il passaggio del Tav per bonificare? Ora, chiederemo aspettiamo di sapere dagli enti come intendono bonificare l’intera area».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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