Caffaro, pronto il piano bonifica: l’acquisizione sarà frazionata
Praticamente funzionerà un po’ come quando si acquista casa, ma non si ha tutto il capitale economico: si avanza una proposta al proprietario, si assumono degli impegni, ma la si «subordina» alla concessione del mutuo. Niente soldi, niente affare.
Ecco, con l’acquisizione dell’area industriale Caffaro di via Milano, i passaggi sono più intricati ma il «criterio guida» sarà lo stesso: la Loggia si impegna a «coordinare» la bonifica in prima persona (rendendosi disponibile come soggetto attuatore) a patto che il Ministero garantisca, di volta in volta, tutti i fondi necessari per i tre step previsti dal progetto firmato da Aecom (la multinazionale che si è aggiudicata il bando europeo per spazzare via i Pcb). E allo stesso modo funzionerà anche per il nodo acquisizione: il sito privato diventerà di proprietà pubblica passo dopo passo, con il procedere delle operazioni di risanamento.
Questo, in estrema sintesi, il contenuto delle trattative in corso tra la Loggia e il commissario liquidatore dell’azienda, Marco Cappelletto, che ha già tentato di mettere sul mercato - ma senza successo - l’area avvelenata da Pcb. Un passaggio cruciale quello dell’acquisizione: il Comune, infatti, non può investire fondi per risanare uno spazio privato. Tradotto: se l’epicentro della contaminazione non diventerà pubblico, fondi o non fondi, la Loggia non potrà avviare la macchina della bonifica.
Parte da qui, quindi, la complessa trattativa in corso, un «negoziato» che vede al tavolo commissario liquidatore, Amministrazione, Ministero dell’ambiente e Regione. E un punto fermo è stato rintracciato: gli enti sottoscriveranno un accordo di programma. Ma dovranno procedere in fretta: i primi 35 milioni di euro - fondi destinati innanzitutto alla realizzazione della nuova barriera idraulica - rimarranno a disposizione, nelle casse regionali, solo a patto che i cantieri siano avviati entro il 2019.
E se è vero che Aecom ha quasi ultimato l’atteso progetto di risanamento, è altrettanto vero che i bandi per i lavori esecutivi sono legati a doppio filo al possesso del terreno. Di qui, la fretta: l’accordo dovrà essere chiuso entro l’autunno. Diversamente si verificherebbe una situazione più che paradossale: prima fetta di fondi sul conto, progetto pronto, ma bonifica sotto scacco dell’acquisizione di un’area infestata di veleni.
Il procedimento, in ogni caso, dall'altroieri, sembra più vicino. Il Consiglio di Stato ha infatti chiuso l’ultimo capitolo del ricorso presentato dalla Montana Spa, che già di fronte al Tar aveva messo in dubbio l’operato della commissione di professionisti scelti da Moreni per verificare, tra quelli presentati sulla scia del bando europeo, il progetto migliore sotto il profilo tecnico ed economico.
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