Caffaro Brescia va via, sos sicurezza e lavoro: «Tavolo urgente»

Alla fine il giorno che tutti temevano è arrivato. E la situazione è talmente tesa e delicata che la preoccupazione ha imbrigliato e sopraffatto anche la buona notizia, ovvero la fumata bianca - sancita ieri dal sì della Giunta regionale - al tribolato Accordo di programma che «sblocca e dirotta» ufficialmente gli oltre 80 milioni di euro destinati alla bonifica dell’area cuore del sito Caffaro: quella su cui è sdraiata la cittadella industriale di via Nullo. Un lieto fine impensabile solo una manciata di mesi fa, che ora però si trova a dover fare i conti con un’emergenza (un’altra) nell’emergenza: la gestione della barriera idraulica che fa da filtro al cocktail di veleni che Brescia sta tentando di estirpare da quasi un ventennio. Perché se il pompaggio delle acque si ferma, quegli inquinanti rischiano di finire direttamente nella falda della città.
Eppure, i lavoratori (in cassa integrazione a zero ore e impigliati finora nel muro dell’indifferenza) ci avevano provato a dirlo: «Qualcuno che mantenga in sicurezza il sito, serve. Noi ci siamo, ma nessuno ci ascolta». Eccolo, il loro momento: il momento in cui gli sguardi delle istituzioni si dovranno fissare su ognuno di loro, che da anni - silenziosamente - proteggono (letteralmente) la città. «Di certo il tema dei lavoratori sarà affrontato al Tavolo, si può a mio parere valutare una forma di avvalimento del personale attuale per il periodo necessario a traghettare il sito verso i lavori di bonifica, anche se è chiaro che Caffaro Brescia prima o poi da via Nullo si deve spostare. Come è chiarissimo che le due questioni, quella della sicurezza ambientale e del presidio del sito da un lato e quella dei lavoratori dall’altro, sono legate l’una all’altra».
Quale la posizione di Regione a riguardo? «Non consentiremo all’azienda di sfilarsi dalle sue responsabilità, è un approccio che non asseconderemo. In parallelo, nella fase transitoria, è chiaro che il sito deve rimanere presidiato e il personale deve essere garantito». Una promessa che arriva anche dall’assessore regionale Fabio Rolfi: «Dopo l’atto importante dell’Accordo di programma, ora le priorità sono la barriera idraulica e soprattutto la tutela dei lavoratori che svolgono un ruolo fondamentale e per i quali servono garanzie reddituali in questa fase delicata. E Regione garantisce il suo impegno affinché le esigenze dei lavoratori siano integrate e legate alle esigenze ambientali».
Ma cosa prevede l’Accordo di programma licenziato? Individua chi si dovrà occupare di cosa e sancisce la centralità della figura del commissario, anche e soprattutto sul versante del controllo e del rispetto del cronoprogramma stabilito per la bonifica del sito. Resta invece irrisolto il rebus che aveva animato la contesa della scorsa estate: di chi sarà, nel frattempo, la proprietà dell’area, mentre il ruolo della Regione diventa più operativo. Spiega Cattaneo: «Si tratta di un passaggio importantissimo di cui ascrivo parte del merito alla Lombardia: per mesi, infatti, questa vicenda è rimasta impaludata.
Ci siamo così assunti la responsabilità di coordinare il Tavolo tecnico territoriale attraverso il quale si è superata l’impasse, sbloccando così gli oltre 80 milioni destinati alla bonifica. Mi auguro ora che il commissario si assuma tutte le responsabilità attuative, delle quali ci saremmo fatti carico noi: mi preoccupa un po’ il fatto che dica che alla scadenza dell’incarico esaurirà il suo compito, specie ora che si è finalmente arrivati a un progetto condiviso». Come mai l’affaire proprietà non è stato risolto? «Perché è ancora aperto il versante della responsabilità e sono in corso i procedimenti civili e penali. Se il Comune acquisisce ora l’area si trascina con sé una responsabilità pericolosa. Sono ancora troppe le incognite tuttora rilevanti legate al sito». Già.
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