Caffaro Brescia, 54 posti a rischio: vertice sindacati-Loggia
Ufficialmente la procedura non è ancora stata avviata. Ma tutti, dai dipendenti ai rappresentanti sindacali, sanno che non manca ancora molto. A dirlo loro, del resto, è stata direttamente la fonte determinante: l’azienda. E adesso, la paura è tangibile. Perché sul tavolo c’è l’impiego di 54 lavoratori e, quindi, il futuro di 54 famiglie.
L’altro lato del caso Caffaro Brescia, l’azienda che trova casa tra le vie Milano e Nullo, da dove un tempo (quando la regia era della ormai fallita Caffaro Chimica, che nulla ha a che vedere con l’attuale produzione) sono stati sprigionati i veleni (Pcb in primis) che hanno infettato Brescia. Il lato umano di una vicenda tribolata è quello dei volti, e delle storie, di coloro che, in quell’azienda, ci hanno trascorso una fetta importante della vita, scandita dal suono della sirena del cambio turno, un suono che ha sempre significato «lavoro» e, quindi, garanzie. Per loro stessi, per le loro famiglie.
Un suono che - sulla scorta della bonifica dell’area cuore del Sito di interesse nazionale - sarebbe stato destinato a interrompersi, certo, si sapeva. Ma che nessuno, fino alla sentenza del 19 giugno - quando il Tar ha imposto nuovamente lo spegnimento dei macchinari del reparto clorato -, pensava che potesse avvenire così in fretta. Due anni in anticipo rispetto alla tabella di marcia.
Proprio per questo, e per discutere di questo, i rappresentanti sindacali di Filctem Cgil, Patrizia Moneghini, e di Femca Cisl, Gennaro De Troìa, hanno chiesto un incontro con i vertici della Loggia. Un incontro che si terrà venerdì, alla presenza dell’assessore all’Ambiente, Miriam Cominelli, e del direttore, Giandomenico Brambilla.
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