Caffaro, Aecom presenta il conto: la bonifica costerà 65 milioni

In cassa ci sono i primi 35. A Roma il vertice tecnico sul progetto: il preventivo massimo è di 80 milioni
Passo avanti. L’ingresso della storica fabbrica di via Milano
Passo avanti. L’ingresso della storica fabbrica di via Milano
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Mai preventivo fu così atteso. E ora, con tanto di progetto e iter tecnico dettagliato alla mano, il conto è fatto: circa 65 milioni di euro.

Tanto, secondo l’ipotesi studiata da Aecom - la multinazionale americana che si è aggiudicata il bando europeo per redigere il progetto preliminare di messa in sicurezza della falda e del terreno - costerà «disinfestare» dal cocktail di inquinanti i 108mila metri quadrati del sito industriale di via Milano. Tecniche.

Si tratta di una prima ipotesi di lavoro, all’interno di uno studio che ha contemplato diverse opzioni: il costo massimo - a seconda della strada tecnica e di indirizzo che si andrà a scegliere - dovrebbe essere stato stimato in circa 83 milioni di euro. Tutti i dettagli del progetto saranno illustrati nel giro di una manciata di ore («a brevissimo presenteremo il piano di Aecom per il risanamento del polo industriale» aveva infatti annunciato il sindaco Del Bono durante il Consiglio comunale di lunedì). Piano di lavoro approntato da Aecom, opzioni sul tavolo e conto economico sono stati al centro del vertice - puramente tecnico - di scena ieri a Roma per condividere, appunto, linee programmatiche e operatività con tutti gli enti coinvolti.

Quel che è noto è che le operazioni di risanamento prevedono un mix di tecniche sperimentate: dall’asportazione del terreno al trattamento sul posto utilizzando tecniche di lavaggio e di bioremedation.

Capitolo falda. Il gruppo Todisco, che proseguirà a lavorare nell’azienda affacciata su via Milano fino al 2019, pompa e filtra dal sottosuolo 13 miliardi di litri di acqua ogni anno. Un modo per non contaminare maggiormente il terreno e la falda e per contenere il più possibile la precipitazione in grandi quantità di cromo, solventi e Pcb nella roggia Fiumicella (dove i veleni continuano comunque a scorrere).

D’altra parte l’idea di realizzare un «sarcofago» pare ormai archiviata (la sua realizzazione sarebbe costata circa una trentina di milioni di euro). Gli enti potrebbero cioè decidere di proseguire con il ricircolo delle acque, facendosene quindi carico dopo il trasloco del gruppo Todisco, per più di qualche anno, ossia il tempo necessario per iniziare a ripulire e risanare tutti i terreni.

Il progetto firmato da Aecom risponde così a una delle domande cruciali per proseguire sul cammino della bonifica: quanti fondi servono. Un requisito essenziale per poter battere cassa a Roma, in Regione e in Europa. Il portafoglio di partenza contiene ad oggi 35 milioni di euro, un tesoretto costituito dai fondi strutturali europei che deve essere impiegato entro la primavera del prossimo anno (pena, la revoca dell’intero importo dirottato su Brescia).

Se effettivamente l’opzione che tutti gli enti protagonisti (dal Ministero alla Regione, fino alla Loggia e ad Arpa) sceglieranno di mettere in pratica è quella del mix di tecniche di bonifica senza la realizzazione del «sarcofago», al momento mancano all’appello 30 milioni. Una cifra che la Loggia intende chiedere a gran voce per risarcire la città di una ferita aperta ormai dal 2001.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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