Caffaro, 1,2 milioni per le aree agricole

Sbloccati i fondi, ieri il sì della Regione Lombardia all'incarico all'Ersaf. Vilardi: «Un primo passo, presto un vertice».
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Adesso l'iter si sdoppia. Da un lato la parte pubblica, ancora impigliata in una rete di incognite; dall'altro quella privata, legata a doppio filo alle aree agricole. E la bonifica del Sito di interesse nazionale Brescia - Caffaro si prepara a ripartire proprio da queste: le aree agricole.

A sancirlo, la Conferenza (anzi, la video conferenza) dei servizi di scena ieri a Milano, nel corso della quale la Lombardia ha risposto ufficialmente un «sì» e un «no» alle richieste che l'assessore all'Ambiente, Paola Vilardi, ha portato sul tavolo romano. Il rifiuto è rivolto al farsi carico dell'intero faldone bonifica, quello che cioè è stato sinora coordinato dal Ministero dell'Ambiente e che vede l'individuazione di Sogesid come «soggetto attuatore» delle azioni descritte nel Protocollo d'intesa siglato nel 2009. Una responsabilità che neppure la Regione, così come il Comune, è in grado di affrontare. A fare eccezione, però, è un unico ambito. Lo stesso sul quale la risposta del Pirellone è stata positiva: ad occuparsi del risanamento e della messa in sicurezza di tutte le aree agricole non sarà più Sogesid, ma l'Ersaf, ossia l'Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste. Un capitolo, quello del territorio agricolo infestato dal Pcb, che «vale» 1.250.000 euro della fetta pari a circa 6 milioni di euro di stanziamenti dedicati al Sito Caffaro. Fondi, questi, che sono già stati trasferiti da mesi da Roma a Milano. Proprio per questo, per avviare e rendere operativa almeno questa fase del cronoprogramma stabilito a suo tempo nel Protocollo del 2009, il Pirellone ha già convocato fra due settimane un incontro ufficiale.

Da parte sua, l'assessore Vilardi farà lo stesso in chiave bresciana: «Al più presto convocherò i presidenti di Circoscrizione e le associazioni degli agricoltori, insieme ai privati coinvolti, per tracciare con loro il quadro e fare il punto della situazione».
Il primo risultato per Brescia dopo anni di incontri e il grido d'allarme lanciato il mese scorso: «Non c'è più tempo». Sperando che proprio sulla parte pubblica la macchina non resti inceppata ancora per molto.
Nuri Fatolahzadeh

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