Bus Arriva, corse a rischio. Gli autisti: «Troppi turni extra»

I sindacati accusano: «Riposi saltati, 104 negata e niente salario». La replica dell'azienda: «Dialogo aperto, pagheremo entro i termini»
BUS ARRIVA, CORSE A RISCHIO
AA

Avviso agli utenti: d’ora in avanti alcune delle corse dei bus gestite da Arriva Brescia potrebbero saltare. Potrebbe cioè capitare che più di qualche orario resti in realtà scoperto. Fino a quando? «Fino a nuove indicazioni» si legge nella nota firmata dalle rappresentanze sindacali che, ieri, hanno ufficialmente dichiarato lo stop a qualunque turno di lavoro straordinario.

La protesta

Di quali bus stiamo parlando? Arriva Brescia è l’azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale extraurbano nella nostra provincia e che è parte dei consorzi Brescia Trasporti nord e sud. I suoi dipendenti ora hanno deciso di incrociare le braccia non a mo’ di sciopero, bensì di «attenersi scrupolosamente al proprio turno», senza cioè più acconsentire a fare ore straordinarie per garantire il servizio. A spiegare le ragioni della decisione ci pensano le rappresentanze sindacali unitarie (rsu), che raccontano un climax di disagi. Si va dai «riposi settimanali saltati» al «mancato accredito degli stipendi», passando per continui cambi di turni senza preavviso e il rifiuto di ferie, di permessi 104 e di permessi sindacali.

Le motivazioni

Pesanti le accuse riportate nero su bianco dai lavoratori: «Lavorare in questa azienda sta diventando sempre più mortificante per la dignità umana di ciascuno di noi. Stipendi da fame, compensazioni, condizioni usuranti, nastri orari che ci tengono lontani dai nostri affetti dall’alba a dopo cena, in barba al diritto costituzionale di ognuno di "una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa"». Citano l’articolo 36 della Costituzione per diffondere il messaggio e per chiarire e illustrare meglio agli utenti del trasporto pubblico come mai hanno deciso di scioperare. L’elenco delle rimostranze è lungo: «L’azienda - rimarcano le rsu - ha l’ardire di chiederci di immolarci per il bene comune con cambi turni e straordinari, spesso imposti senza una doverosa telefonata, con riposi settimanali saltati e da recuperare chissà quando e altri sacrifici». Tutto questo, secondo i rappresentanti sindacali, «per sopperire ad una situazione della quale ha l’impudenza di darci la colpa per nascondere la vera causa: le pessime scelte dirigenziali». Gli autisti parlano di «poche assenze» in turno tra i dipendenti legate all’obbligo del Green pass e di «croniche defezioni dell’organico» a causa «dell’incapacità dei meglio pagati di trovare, formare, valorizzare e tenersi strette le nuove leve».

La decisione e la replica dell'azienda

Una situazione che i dipendenti fanno capire essere reiterata. Ma la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe «caduta» venerdì, ossia tre giorni fa. «Siamo al colmo - si legge nella nota -: il mancato accredito degli stipendi e il dilettantismo di non averli disposti in tempo a ridosso delle ricorrenze. La maggior parte di noi trascorrerà questi giorni senza salario, frutto sempre più aspro del proprio lavoro. Stavolta è stata tirata troppo la corda della pazienza». Di qui, la conclusione e la decisione di congelare i turni extra: «La rappresentanza sindacale unita chiede a tutte le lavoratrici ed i lavoratori di attenersi scrupolosamente al proprio turno. Fino a nuove indicazioni, che speriamo di darvi presto». Contattata, l’azienda ha deciso di replicare attraverso il proprio ufficio stampa, non smentendo le accuse che le rsu le hanno rivolto. Ma specificando: «Apprendiamo con stupore quanto dichiarato, soprattutto dopo l’incontro tenutosi venerdì tra i sindacati e l’azienda, incontro in cui Arriva Italia ha più volte mostrato apertura verso le richieste avanzate, nonché volontà di dialogo. Confermiamo inoltre che l’azienda ha posto in essere tutte le azioni necessarie per il pagamento, nei termini, degli stipendi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia