Buoni e solidali: tornano i casoncelli della Madunina dei custù
«Portòm aanti la tradisiu’ de la Madunìna dei custù». Con questo slogan iniziava nel 1978 la storia della casoncellata benefica del Gruppo alpini di Bottonaga (allora nato da soli quattro anni), ora guidato con entusiasmo dal giovane Marco Gandossi.
Una dimostrazione di attaccamento al quartiere, una tradizione nata fra la distesa di ortaglie suburbane che si estendevano da piazzale Repubblica a tutta via Corsica. Un quadro un tempo bucolico, così che oggi è un pugno nell’occhio vedere un pezzo di storia bresciana, che in fondo a via Corsica si affaccia su via Ischia, un’area privata, lasciata incolta; una selva in cui gatti, galline e topi proliferano incontrollati e scorrazzano in strada (oltre ai rifiuti).
All’attempato confinante cronista resta il ricordo della Rosi, la «risidùra» curva sulle preziose «còle» che teneva ordinate e pulite come un biliardo. La tradizione nacque fra quelle ortaglie: nel 1850 il quotidiano «La Provincia» dava risalto alla sagra. Gli ortolani si ritrovavano il 21 novembre per una Messa nella «cisulìna», ora S. Maria in Silva, sull’angolo fra via Corsica e via Sostegno, offrendo prodotti della terra alla Madunìna, protettrice dei «custù» (il torsolo della verza). Un’offerta, dal presidente degli ortolani bresciani Luigi Rizzini, che si ripete anche ai giorni nostri. Poi con le famiglie due passi fra le bancarelle della fiera e quindi fra le osterie sparse fra le ortaglie per gustare il tipico piatto bresciano, i casoncelli, battezzati della Madunina dei custù.
Gli alpini di Bottonaga hanno dunque ridato vita, 38 anni orsono, alla tradizione: l’appuntamento è per oggi e domani. Si potranno portare a casa in confezione sottovuoto (domenica anche fra le bancarelle della fiera che sarà allestita in via Corsica) oppure degustare, a partire dalle 12 e sino a sera, sia sabato, sia domenica, direttamente nella nuova nuova sede del Gruppo Alpini in via Corsica 327, al parco Pescheto. La consumazione e l’asporto sono ad offerta libera, ma i bresciani non hanno fatto mai mancare il loro sostegno all’iniziativa, come sempre destinata alla beneficenza.
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