Buon non compleanno a te
Dopo che i Social hanno resettato molte delle nostre convinzioni, compiere gli anni sempre nello stesso giorno è una delle poche certezze rimaste. Il compleanno è diventato un evento virtuale dove gli amici, veri o presunti, usando la tastiera si tolgono dall’impiccio di fare una telefonata. Gli auguri espressi attraverso i moderni ideogrammi, fatti di tortine e palloncini, hanno rimpiazzato vocaboli e pensieri. Solo i più raffinati pubblicano sul profilo dei festeggiati enormi mazzi di rose che hanno la prerogativa di apparire splendide e di costare un bel niente. Una festa immaginaria che potrebbe essere ambientata nel paese delle meraviglie di Alice e avere come sottofondo la canzoncina cantata dal cappellaio matto e dal leprotto bisestile, invitati a un tè sconclusionato per un non-compleanno.
Oggi per ovviare a dimenticanze ci affidiamo alle sollecitazioni mattutine di Facebook o ai numerosi gruppi di WhatsApp nei quali siamo inseriti. Tuttavia mentre realizziamo che non siamo mai stati così vicini, non sempre comprendiamo quanto la finta prossimità ci abbia allontanati. Alcuni sentono un sottile rimpianto per quei deliziosi bigliettini sui quali venivano scritte frasi celebri, copiate dal libro messo a disposizione dal fiorista, le cui parole impresse su carta tagliata a mano sembrano estinte come la foca monaca. I nostalgici del bon ton che sfidando ogni aspettativa chiamano ancora sul telefono fisso, meriterebbero di essere esposti come le sculture di Salvador Dalì nelle piazze di Matera. Dovrebbero essere indicati sulle riviste come «arbiter elegantiarum», registrati fra le specie rare come il pinguino imperatore, che ancora esiste ma è quasi del tutto scomparso. Il buon vecchio calendario appeso in cucina resta uno strumento utilissimo per ricordare i parenti, l’amica lontana o il collega gentile, insomma per dimostrare a chi vogliamo bene che li pensiamo e sono importanti per noi.
Non sentire la voce delle persone equivale a perdere il gusto delle piccole cose, un po’ come abolire la torta con le cadeline. «È sempre l’ora del tè,» scrive Lewis Carroll (l’autore di Alice nel paese delle meraviglie), così una telefonata anche in occasione di un non-compleanno spalanca le finestre di casa e spazza via la polvere triste dell’isolamento. Sebbene «negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze», avere un acquaio traboccante di stoviglie, sporcate insieme agli amici, è sicuramente più desiderabile di un’asettica solitudine.
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