Bruno, l’ultimo capraro di Bovezzo: «Una passione lunga una vita»

Bruno Tramonte, con il suo modesto gregge composto da una ventina di capre, è l’ultimo capraro di Bovezzo
Bruno Tramonte con il suo gregge al pascolo nel verde di Bovezzo
Bruno Tramonte con il suo gregge al pascolo nel verde di Bovezzo
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Gli basta un colpo d’occhio, ormai, per capire se una delle sue capre ha qualcosa che non va. Nella stagione delle gravidanze, tra gennaio e febbraio, gli capita di rimanere accovacciato nella stalla, in attesa che il cucciolo nasca, fino alle tre del mattino. C’è chi lo conferma, raccontando di aver visto la luce accesa sino a tarda notte, lassù, in quel piccolo rifugio che odora di fieno ai piedi della Casa della Natura

Bruno Tramonte, con il suo modesto gregge composto da una ventina di capre, è l’ultimo capraro di Bovezzo. Classe 1944, l’energico signore dai lunghi baffi bianchi ha confidenza con il gregge sin da quando è bambino e ormai ne conosce ogni segreto. «Un tempo andavo al mercato di Montichiari e dopo aver scelto quelle migliori le caricavo in macchina per portarle a casa». 
«Oggi invece - spiega - le cose sono cambiate radicalmente, perché bisogna pagare per ogni minima cosa e occorre attenersi a regole severe». 

Seduto al tavolo della sua cucina, nella bella casa immersa nel verde di via Prignole, Bruno da un lato racconta la sua passione, dall’altro elenca corrucciato gli elementi di novità, introdotti nel tempo, che hanno reso il suo passatempo preferito per alcuni versi una pena: «Le regole e le spese introdotte negli ultimi anni per chi possiede un gregge anche solo come hobby sono ormai infinite - dice amareggiato - e per quanto mi riguarda io continuerò ad accudire le mie capre finché la salute me lo permetterà, anche se spesso è un grande sacrificio e le trafile burocratiche non invogliano a proseguire».

L’ipotesi di salutare per sempre il suo gregge, però, non lo sfiora nemmeno: «È già capitato in passato che vendesse per ben due volte le sue capre - raccontano la moglie e la figlia - ma poi è diventato talmente triste che l’unica soluzione è stata quella di tornare a ricomporre il gruppo».

Accudire questo genere di animali è più complicato di quello che si può pensare: tutti i giorni Bruno li porta a pascolare nei monti circostanti per almeno cinque o sei ore.
Se una capra ha un problema per lui è diventato ormai semplice riconoscerne le cause e i rimedi. Tra gennaio e febbraio, quando la gestazione delle femmine giunge al termine, capita che si passino nottate intere nella stalla ad accudire i capretti. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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