Bruno Lorandi in aula a maggio per i domiciliari

L’ex marmista sta scontando l’ergastolo per l’omicidio della moglie
Bruno Lorandi in aula a Venezia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Bruno Lorandi in aula a Venezia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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È detenuto nel carcere di Bergamo, dopo essere stato anche a Brescia e Verona. Ha goduto di permessi premio e di periodi trascorsi fuori dalla cella e a casa di una sorella fuori provincia. Come quando affrontò la riabilitazione dopo un arresto cardiaco. Ora Bruno Lorandi punta definitivamente a lasciare il carcere e a proseguire in detenzione domiciliare la condanna all’ergastolo. Appuntamento per il prossimo 9 maggio quando l’ex marmista di Nuvolera sarà davanti al tribunale di Sorveglianza di Brescia per discutere l’istanza che ha presentato anche con il parere favorevole degli educatori del carcere bergamasco. Lorandi lo scorso 10 febbraio ha compiuto 74 anni. Una data che, oltre al compleanno, ha segnato per sempre la sua vita. Era infatti il 10 febbraio del 2007, quando la moglie Clara Bugna venne trovata morta in casa in via Vespucci, a Nuvolera, con la cintura dell’accappatoio stretta al collo.

Il figlio

Un ritrovamento che avvenne ventuno anni dopo quello del figlio della coppia che il 29 aprile 1986 lo stesso padre trovò morto in Maddalena. Bruno Lorandi venne indagato, arrestato, rimase in carcere per sette mesi e poi assolto in via definitiva, seppur con formula dubitativa. «Non è emersa una sola ragione che possa giustificare la soppressione di Cristian da parte del padre, né in istruttoria e men che meno al dibattimento» scrissero i giudici.

La moglie

Diverso l’epilogo giudiziario per l’omicidio della moglie Clara Bugna, con l’ex marmista di Nuvolera, condannato all’ergastolo. «Da una parte vi era Clara, spinta da ansia di verità nella ricerca degli autori dell’omicidio di Cristian, disposta a tal fine a dedicare risorse economiche e il resto della vita; dall’altra vi è Lorandi che per anni ha protetto il segreto relativo alla morte del figlio, di cui conosce l’autore o gli autori, e che vede minacciata la pace e tranquillità, anche economica. La risposta di Lorandi a questo quadro instabile è stata una risposta drastica e primitiva: sopprimere il suo giudice e la sua ossessione» scrisse la Corte d’Assise.Sempre assistito dal suo storico legale, l’avvocato Alberto Scapaticci, in questi anni Lorandi, che si è sempre proclamato innocente, ha cercato, senza fortuna, la strada della revisione processuale. Ora a 74 anni si appresta a tornare in un’aula di tribunale. Questa volta non per chiedere di riaprire il caso dell’omicidio della moglie ma per poter proseguire in detenzione domiciliare la condanna. A fine pena mai.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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