Bronchiolite, influenza e Covid: Pronto soccorso pediatrico in difficoltà
In queste ore tra città e provincia ci sono oltre 1.200 bambini al di sotto dei cinque anni a letto con l’influenza. Il dato è frutto del sistema di sorveglianza integrata dei virus respiratori dell’Istituto superiore di Sanità che, settimanalmente, pubblica l’incidenza della malattia infettiva che colpisce le vie respiratorie soprattutto nella stagione fredda. Un numero significativo che conferma il grido d’allarme che giunge dai medici dei pronto soccorso pediatrici e dai pediatri di libera scelta sul territorio.
La tempesta perfetta
«Siamo alla tempesta perfetta: influenza, Covid e bronchiolite mettono in crisi genitori e bambini. La prima nella maggior parte dei casi si risolve in modo spontaneo, a meno che siano bambini con particolari fattori di rischio per i quali non si esclude il ricovero. Ma fortunatamente sono pochi - spiega Alberto Arrighini, direttore del Pronto soccorso pediatrico dell’Ospedale dei Bambini al Civile di Brescia -. Spesso chi ha l’influenza, soprattutto tra i lattanti, è anche positivo al SarsCov2, il virus responsabile del Covid, ma senza conseguenze. Poi ci sono le bronchioliti causate dal virus respiratorio sinciziale. In questi casi i bambini fanno molta fatica a respirare: da noi per questa forma virale ricoveriamo mediamente un centinaio di bambini a stagione».
Molte forme virali, dunque, che si aggiungono ad altri problemi di salute che richiedono l’accesso al pronto soccorso. Mai meno di cento bambini al giorno, con picchi di 140 di sabato e domenica: i ricoveri si attestano al massimo intorno al 6-7% del totale.
Le difficoltà
«È sempre più difficile spiegare ai genitori che portare un bambino molto piccolo al Pronto soccorso significa far aumentare il rischio che il piccolo contragga ulteriori infezioni - continua -. Tuttavia, insisto nel ripetere che ci sono alcuni criteri da adottare proprio a tutela dei bambini. La durata dell’influenza varia da cinque a dieci giorni e, nella stragrande maggioranza dei casi, si risolve spontaneamente. Quando ci si deve preoccupare? Quando il bambino, anche se la febbre si è abbassata, continua ad essere poco reattivo e a non mangiare. In quel caso, è opportuno farlo visitare da un pediatra di base, o al pronto soccorso».
I genitori
Il numero di accessi al pronto soccorso, pur essendo significativo, è in qualche modo atteso in questo periodo dell’anno. Altre sono le ragioni di disagio. «Quando i genitori arrivano al pronto soccorso, nostro dovere è valutare la gravità delle condizioni di salute del bambino che, fortunatamente nella maggior parte dei casi, non è preoccupante. Questo comporta un’attesa anche di ore, in un ambiente in cui ci sono altri malati - racconta Arrighini -. Poi, cerchiamo di spiegare che per il virus influenzale non serve l’antibiotico e che bisogna avere pazienza per alcuni giorni. Nulla. Dopo un giorno tornano, perché il bimbo non è guarito ma, nel frattempo, sono già stati in un altro pronto soccorso e contattato altri medici per cercare risposte che non ci sono, se non quelle di avere pazienza. Ma la pazienza non c’è, mentre abbonda l’aggressività nei confronti dei medici e degli infermieri».
Il virus sinciziale
Il virus respiratorio sinciziale è la forma più grave di infezione «stagionale» tanto da richiedere, nei casi più gravi, anche il ricovero in terapia intensiva. «Nella zona del milanese sono molti i bimbi ricoverati nelle terapie intensive pediatriche a causa di questo virus e sono soprattutto lattanti e piccolo con meno di 24 mesi - aggiunge Arrighini -. Da noi i casi sono ancora contenuti, tanto che proprio dalla Lombardia occidentale hanno allertato altri ospedali, tra cui il nostro, in caso di necessità».
La scorsa estate l’Agenzia europea del farmaco ha raccomandato l'autorizzazione all'immissione in commercio di un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale. «Di fatto - conclude Arrighini - il vaccino funziona soprattutto con gli anziani. Per i bambini e i lattanti esiste un anticorpo monclonale, ne basta una dose a stagione, già autorizzato in Francia e Spagna per tutti i neonati. Da noi, al momento, solo per i piccoli fragili a causa di patologie, o perché nati prematuri. Se l’uso dovesse essere ampliato, potrebbe essere l’ultimo anno in cui dobbiamo curare la bronchiolite».
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