Breve storia del presidente Sergio Mattarella
Sergio Mattarella, giudice costituzionale, ex deputato ed ex ministro, è presidente della Repubblica dal 31 gennaio 2015
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Con 665 voti, Sergio Mattarella è stato eletto presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015. Mattarella è il successore di Giorgio Napolitano, l'ex capo dello Stato aveva lasciato il posto durante il secondo mandato.
Più volte ministro, deputato per 25 anni, oggi giudice costituzionale, in politica da sempre, ha assunto l'incarico il 3 febbraio 2015.
Sergio Mattarella, siciliano, nato a Palermo il 23 luglio del 1941, è figlio di Bernardo, politico democristiano più volte ministro tra gli anni '50 e '60, e fratello minore di Piersanti, che nel 1980 fu assassinato da Cosa Nostra mentre era presidente della Regione Siciliana, Sergio Mattarella da giovane milita tra le file della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica e della Fuci, poi diventa docente di Diritto parlamentare all'Universita' di Palermo.
Deputato dal 1983 al 2008, prima per la Democrazia Cristiana e poi per il Partito Popolare Italiano e la Margherita, e più volte ministro, dal 2011 è giudice costituzionale di nomina parlamentare. Tutti lo conoscono per la legge che il politologo Giovanni Sartori ha ribattezzato Mattarellum.
Nella XII Legislatura, Mattarella è infatti relatore della legge di riforma elettorale della Camera e del Senato che, recependo l'esito del referendum del 1993, introduceva una preponderante componente maggioritaria.
Vicino per tradizione familiare alla corrente morotea della Democrazia Cristiana, dopo la morte del padre nel 1968 e l'assassinio del fratello, alle elezioni politiche del 1983 viene eletto alla Camera nella circoscrizione della Sicilia Occidentale.
Rieletto deputato nel 1987 si mantiene vicino alle correnti di sinistra del partito ed in particolare al segretario politico Ciriaco De Mita. Nello stesso anno è nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento nel governo Goria e confermato nell'incarico l'anno successivo nel governo De Mita.
Nel 1989, con la formazione del governo Andreotti VI diventa ministro della Pubblica Istruzione. Si dimette dall'incarico il 27 luglio 1990, insieme ad altri ministri della corrente di sinistra della DC (tra cui il bresciano Mino Martinazzoli), per protestare contro l'approvazione della legge Mammì di riassetto del sistema radiotelevisivo che avrebbe legittimato la posizione dominante del gruppo televisivo di Silvio Berlusconi. Privo di incarichi di governo, è rieletto alla Camera nel 1992 e nello stesso anno gli viene affidata la direzione del quotidiano della Democrazia Cristiana Il Popolo.
Mai sfiorato dalle inchieste su Tangentopoli, Mattarella è uno dei protagonisti del rinnovamento della DC che avrebbe condotto nel gennaio 1994 alla fondazione del Partito Popolare Italiano. Nel 1995, al culmine dello scontro interno al PPI, apostrofa l'allora segretario Rocco Buttiglione, che cercava l'alleanza con la destra, "el general golpista Roquito Butillone..." e definisce "un incubo irrazionale" l'ipotesi che Forza Italia potesse essere accolta nel Partito Popolare Europeo. Nel 1996, con l'affermazione elettorale de L'Ulivo, è di nuovo deputato e viene eletto capogruppo dei popolari alla Camera.
Durante il governo D'Alema I assume la carica di vicepresidente del Consiglio, mentre nei successivi Governo D'Alema II e Governo Amato II è Ministro della Difesa. Già nel 2013 il suo nome era stato proposto dall'ex segretario Pier Luigi Bersani come candidato alla presidenza della Repubblica.
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