Bresciano ucciso in Messico, la mamma: «Non lo meritava»

«È nato in Italia, ma è sempre stato un cittadino del mondo. Aveva una grande rete di amicizie, grande come il suo cuore»
VOGLIO GIUSTIZIA PER MICHELE
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A Borgostallo era per tutti Miguel. Da dieci anni Michele Colosio aveva cambiato vita, si era dedicato al volontariato dall'altra parte del mondo, si era trasferito in Messico, ma non aveva mai cambiato residenza e appena poteva rientrava dalla mamma. L'ultima volta era accaduto a gennaio, quando aveva incontrato anche il gruppo di coetanei con i quali era cresciuto tra le vie del paese, l'oratorio e il campo da calcio dove giocava come attaccante con il tifo sfegatato per la Fiorentina e la passione per Gabriel Omar Batistuta. Gli stessi amici che ora, tramite i social e nelle chat di Whatsapp, stanno commentando l'omicidio del 42enne, freddato a colpi di pistola a San Cristobal de Las Casas, in Chiapas, la sera tra domenica e lunedì.

Sull'omicidio, avvenuto in strada, le notizie sono poche e gli aspetti da chiarire molti. Il bresciano era a piedi e il suo assassino si sarebbe avvicinato a lui in moto e dopo aver esploso alcuni colpi d'arma da fuoco è svanito nel nulla. Il volontario italiano è morto poco dopo il trasporto in ospedale. Le indagini sono in corso e spetta alla polizia messicana capire se il volontario sia stato vittima di un agguato oppure di un tentativo di rapina finito nel sangue. Certo è che San Cristbal è una località in balia da anni di gruppi armati, criminalità comune, criminalità organizzata e narcotrafficanti. «Era uscito di casa per fare delle compere in un negozio poco distante. Erano circa le 10 di sera, l'alba qui da noi. Qualcuno gli si è avvicinato e lo ha aggredito a colpi di pistola», è la ricostruzione fornita alla famiglia, alla madre che vive nel Bresciano e al fratello che abita a Ibiza.

I familiari avrebbero voluto partire per il Messico per vedere la salma, ma già oggi sono stati celebrati i funerali di Michele che sarà poi cremato: le sue ceneri arriveranno in Italia nelle prossime settimane. «Non meritava di fare questa fine, era andato là solo per fare del bene», commenta la madre, Daniela Stanga, che lo aveva sentito al telefono il giorno prima. «È nato in Italia, ma è sempre stato un cittadino del mondo. Aveva una grande rete di amicizie, grande come il suo cuore», spiegano dalla Casa de Salud Raz del Viento, nel quartiere popolare di Cuxtitali, gruppo al quale l'uomo si era unito da tempo e che stasera ha tenuto una veglia in ricordo di Michele.

A 20 anni era rimasto vittima di un grave incidente in motorino. Era stato investito da un'auto ed era finito in coma per oltre 40 giorni. Sul muro del campo dal calcio del paese gli amici scrissero: «Miguel torna presto». Lui si riprese, uscì dall'ospedale e ricominciò a vivere sognando di girare il mondo. Come poi ha effettivamente fatto. In quella che era la sua missione laica in aiuto dei più bisognosi. Si rivolgeva soprattutto ai bambini. «Ora voglio giustizia, voglio capire perché è stato ucciso», è il desiderio da Brescia di mamma Daniela. Mentre a Borgosatollo gli amici di sempre stanno organizzando un momento di ricordo. «Michele era una persona buona e tutto il paese è sotto choc», dice invece il sindaco Giacomo Marniga. «Parliamo - ha aggiunto il primo cittadino - di una persona che credeva nel rapporto con gli altri, che aveva fatto una precisa scelta di vita per aiutare chi era in difficoltà». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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