Bresciani e diavolo: in 3mila bussano alla porta degli esorcisti

Don Oliviero Faustinoni: «Solo una piccolissima percentuale è posseduta, a volte basta l’ascolto»
A Cellatica. Il santuario della Stella // FOTOSERVIZIO MARCO ORTOGNI PER NEG
A Cellatica. Il santuario della Stella // FOTOSERVIZIO MARCO ORTOGNI PER NEG
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Quando qualcosa va storto si dice che il diavolo ci ha messo lo zampino. Ma ovviamente nessuno pensa veramente che il demonio si occupi delle nostre faccende quotidiane, piuttosto lo si cita come personificazione della malasorte. Ma fermiamoci a riflettere: all’esistenza del diavolo ci crediamo o no? Riteniamo sia presente nel mondo, oppure lo declassiamo a prodotto medievale di una società ancora non progredita? La nostra intelligenza da persone del terzo millennio deride le discussioni sul diavolo, declassandolo all’uomo nero delle fiabe paurose per bambini. Poi a volte però accade qualcosa, e il confine delle nostre certezze si fa incerto. Riflettiamo sul male e ci poniamo dei dubbi: è tutto opera solo dell’uomo? O è ascrivibile a una malvagità superiore? Il diavolo è un’alienata personificazione del male, imputabile all’uomo, oppure è un attore personale? Insomma: il diavolo è un simbolo o un’entità? Giriamo tutte queste domande a don Oliviero Faustinoni, a capo del collegio degli esorcisti diocesani, sette sacerdoti che da cinque anni si occupano, appunto, del diavolo.

Don Oliviero, partiamo dalla domanda fondamentale: il diavolo esiste o no?

Certo che esiste, esiste e opera quotidianamente. Sottovalutarlo è il modo migliore per lasciargli campo libero.

Eppure per decenni, anche nella Chiesa, non se n’è quasi più parlato, oggi sembra tornato di moda. Perché accade questo?

La Chiesa ha sempre tenuto ben presente la questione, basti dire che il vescovo è l’esorcista della sua diocesi. Poi certo bisogna ammettere che per lungo tempo se n’è parlato meno. Oggi invece il demonio sembra tornato protagonista. L’attuale società instabile, dove i problemi si moltiplicano, dove le certezze di un tempo sono cadute, è terreno fertile per comportamenti instabili.

Quindi non per forza casi di possessione demoniaca.

Certo che no. Dobbiamo essere molto chiari. In questi ultimi anni migliaia di persone si sono rivolte agli esorcisti diocesani: solo nel 2017 possiamo stimare i contatti tra i 2.500 e i 3mila, in continua crescita rispetto agli anni precedenti. Ma attenzione: solo in una percentuale piccolissima, attorno al 5%, si procede con gli esorcismi veri e propri. A volte basta un dolore che non passa per rivolgersi a noi. Quando qualcuno vi contatta, come vi comportate? È consigliabile chiedere sempre se prima di rivolgersi a un esorcista sono stati da maghi o sedicenti guaritori che quasi sempre hanno spillato loro soldi. Posso dire che circa l’80% di chi ci chiama, prima è passato dal mondo dell’occulto. Bisogna sempre tener presente che quello che si rivolge a noi è un mondo un po’ strano, che coinvolge la psiche, l’etica, il dolore fisico, psichico e spirituale. Bisogna anche prestare attenzione agli accompagnatori, perché a volte sono i parenti più accaniti, sono loro che insistono nel segnalare la presenza diabolica. Dobbiamo anche verificare se si sono rivolti a un medico per tutti i controlli del caso.

Superata questa fase preliminare si entra quindi nel dettaglio?

Il ministero fondamentale degli esorcisti è quello dell’ascolto e della consolazione, perché arrivano persone disfatte, amareggiate, demoralizzate che maledicono il prossimo e a volte i medici. In alcuni casi purtroppo la loro situazione non è stata neppure trattata con attenzione dai sacerdoti a cui si sono rivolti.

Chi si rivolge agli esorcisti?

Arrivano giovani e anziani, uomini e donne, persone di diversi livelli culturali, dalla quinta elementare alla laurea. Di solito telefonano i parenti, per i casi più giovani chiamano i genitori dicendo che il figlio non va più a scuola, si droga, frequenta strane amicizie, è diventato incomprensibilmente ribelle.

Nell’immaginario collettivo le persone possedute sono come la bambina del film L’esorcista: cammina sui muri, parla lingue sconosciute, conosce nei dettagli la vita di chi sta compiendo il rito. Cosa c’è di vero?

Pochissimo. Casi di glossolalia, ovvero parlare lingue sconosciute, si sono verificati ma sono rarissimi a livello mondiale. Altrettanto rara è la profezia, ovvero il raccontare cose private della vita del sacerdote. La condizione più comune è l’avversione al sacro. Ma attenzione: l’avversione al sacro non è automaticamente sintomo di possessione demoniaca.

Che età hanno le persone possedute?

La fascia più colpita è quella tra i quaranta e i cinquant’anni. Abbiamo avuto però anche casi di bambini e alcuni anziani. Vorrei fare un’altra precisazione. La possessione vera e propria si verifica quando il demonio abita nel soggetto: questi casi, che sono poi quelli ai quali si ispirano i film, sono rarissimi. C’è poi la vessazione: il diavolo disturba la vita di una persona. Quindi l’infestazione, il demone vive nell’ambiente del soggetto.

Quanto tempo ci vuole per fare un esorcismo?

L’esorcismo è un percorso molto lungo e complesso. Noi siamo costantemente affiancati da medici specialisti: il discernimento viene fatto anche con il loro supporto. Soltanto quando la medicina ci dice che non trova le cause ci muoviamo come esorcisti.

Quanto costa un esorcismo?

Assolutamente nulla, agli esorcisti è fatto divieto ricevere denaro. Il nostro è un ruolo sociale, dobbiamo tranquillizzare le persone, spesso chi viene da noi ha paura di essere preso per matto. La gratuità è segno che ci stiamo muovendo da uomini di Chiesa, non stiamo mercanteggiando un servizio. Ben diversi invece i maghi, che speculano sui problemi delle persone.

Gli atei, non credendo in Dio, si possono ritenere al sicuro dal diavolo?

Assolutamente no. Il diavolo esiste, anche se molti non lo credono. Così come Dio, ovviamente. A noi non si rivolgono solo i cristiani, ma anche persone di altre religioni. E anche non credenti.

Cosa direbbe a chi sta pensando di rivolgersi a un esorcista?

Innanzitutto di stare tranquillo, una vita cristiana ben vissuta è la migliore prevenzione. Chiunque ci può chiamare in serenità, non troverà persone che lo giudicano ma che lo ascoltano. Insieme troveremo poi i percorsi da seguire. Nella stragrande maggioranza dei casi basta una chiacchierata per far svanire ogni timore. Infine una certezza: Dio è sempre più forte del diavolo.

 

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