«Brescia sotto le bombe»: si cercano foto e cimeli
L'appuntamento con il primo Collection Day dell'iniziativa «Brescia sotto le bombe» avrà luogo mercoledì 24 gennaio dalle 14 alle 19, nella sede del nostro giornale (via Solferino 22 a Brescia). L'obiettivo sarà raccogliere cimeli, testimonianze e fotografie relativi al periodo 1940-45 della nostra città e provincia. I materiali verranno raccolti e digitalizzati, per confluire nella mostra «Brescia sotto le bombe», promossa dal Centro Studi Rsi di Salò, in collaborazione con la Provincia, Fondazione Brescia Eventi, Sei al Martinengo e GdB. Per chi intendesse partecipare, è necessaria la prenotazione al numero 331.8547907 o info@centrorsi.it.
È una Brescia difficile da tratteggiare quella che proveremo a raccontare, da oggi fino a giugno. Persino coloro che l’hanno vissuta faticano a mettere insieme i vari capitoli del libro nero dei bombardamenti sferrati sulla nostra città dagli angloamericani tra il 1944 e il 1945. A partire dal 14 febbraio ’44 Brescia è solcata da ripetuti attacchi aerei che la riconsegnano ai suoi cittadini ogni volta più prostrata, più fragile.
Il bombardamento più drammatico è del 13 luglio 1944: una data stampata nella memoria del noto pittore Sergio Bazzana, nonostante all’epoca avesse solo 17 anni. Poco prima delle due di notte scatta l’allarme antiaereo. Bazzana prende i colori, inforca la bicicletta da via Boifava, arriva in centro e stende su alcuni fogli bianchi il dramma che è ancora nei suoi occhi. Sulla città, illuminata a giorno dai bengala, in poco più di dieci minuti cadono 181 bombe. Dieci minuti di terrore. Alle 11 del mattino 126 aerei alleati solcano il cielo bresciano. In 17 minuti piovono 518 bombe. Brescia appare sventrata.
200 sono i morti. Centinaia i feriti. Innumerevoli gli edifici danneggiati o interamente distrutti, come la casa di Antonia P., allora liceale dell’Arnaldo, sita in via Cavour. La distruzione della città e della sua provincia è progressiva. Il «piccolo allarme», seguito a distanza dal «grande allarme», diffuso dalle sirene antiaeree, rompe il silenzio di quelle giornate e ritma il tempo della vita e della morte. Così anche il 2 marzo 1945. Decine di quadrimotori disseminano bombe di grosso calibro. «Ore 13 circa - annota nel sul diario, riportato a lato, il pittore Bazzana - Bombardamento, 8 ondate. Colpiti il Centro, C. Cavour, Porta Venezia. Bombe a 30 m dal rifugio della casa. Manca la luce e l’acqua». Chi può abbandona la città. Si sfolla in cerca di un posto più sicuro. È il caso della famiglia di Antonia P. che approda a Muratello di Nave.
È questa la storia di Brescia - piegata e piagata dalle bombe - che cercheremo di raccontare nelle prossime puntate anche grazie ai ricordi di tutti i bresciani.
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