«Brescia sia la casa dove approfondire il pensiero di Severino»

La nostra città «luogo naturale» per sempre, nuove iniziative di studio. I suoi libri in Queriniana
OMAGGIO A SEVERINO
AA

Brescia deve rimanere il «luogo naturale» nel quale approfondire il pensiero di Emanuele Severino, ed è anche la "casa" nella quale «il suo patrimonio deve essere custodito e rimanere a disposizione degli studiosi».

È questo l’impegno preso a nome della città dal sindaco Emilio Del Bono nell’incontro dedicato ieri al grande filosofo nel salone Vanvitelliano di palazzo Loggia, a un mese dalla scomparsa. È avviato il progetto per far sì che la Biblioteca Queriniana possa accogliere i libri appartenuti al pensatore bresciano.

Sono inoltre già in cantiere nuove iniziative dell’Ases - l’Associazione di studi "Emanuele Severino", per la quale lui stesso scelse Brescia come sede - con l’obiettivo di approfondire i suoi insegnamenti. «Severino - ha ricordato la presidente Ines Testoni - ha voluto che l’Ases fosse espressione della sua riconoscenza alla città, e che rappresentasse anche una chiamata alla responsabilità».

Ma l'appuntamento è stato soprattutto dedicato alle testimonianze di affetto, al ricordo di una figura che sapeva unire alla straordinaria levatura intellettuale «l’eleganza nelle relazioni e la generosità» (Del Bono), il ricorso a un’«argomentazione tagliente ma priva di supponenza» (il senatore ed ex sindaco Paolo Corsini), aperta anzi al dialogo e ad ogni forma di confronto e obiezione, come ha raccontato il direttore dell’editrice Morcelliana, Ilario Bertoletti. Tra i ricordi amichevoli spicca quello di Roberto Calasso, affidato a uno scritto letto da Roberto Colajanni.

L’editore di Adelphi, che ha pubblicato le opere fondamentali di Severino, ha rievocato un rapporto «durato 42 anni e 22 libri, senza alcuna scossa. Nel 1978, dopo aver letto "Essenza del nichilismo", volli incontrarlo a Brescia. Decidemmo che Adelphi si sarebbe impegnata a pubblicare tutte le sue opere essenziali e che avremmo attivato una nuova collana, Biblioteca filosofica, con un suo libro. Mi piace ricordare che a lui è dovuto il colore adottato per la collana. Non potrebbe essere un color cognac - mi disse -. Era un ottimo suggerimento, e così fu». Da allora in poi, continua Calasso, «ci siamo visti regolarmente, quando si avvicinava un suo nuovo libro. Le uniche schermaglie che abbiamo avuto, sempre affettuose, riguardavano le date di pubblicazione». Il volume che inaugurò la collana adelphiana era «Destino della necessità». E il termine «destino» - chiosa Calasso - è una parola chiave: «Non appartiene al linguaggio filosofico moderno, eppure è incessantemente popolare. Per lui la particella de- non indicava mancanza, ma intensificazione, con il compito di rafforzare al massimo il senso dello stare. Questo "stare che non trema", secondo la parola di Parmenide, potrebbe essere definito come la vocazione ultima di Emanuele Severino». Uomo libero. Un uomo libero, «determinato a seguire con coraggio la propria coscienza», è stato Severino anche per Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica di Milano. Gli interventi di Gian Mario Bandera (direttore del Ctb), Maurizio Tira (rettore dell’Università di Brescia), di chi ha avuto la fortuna di ascoltare le sue lezioni (i prof. Michele Lenoci e Giulio Goggi) hanno portato altre sfaccettature, smentendo ulteriormente l’immagine di un uomo chiuso nel proprio rigore intellettuale.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato