Brescia scopre l'acqua calda

Settembre 1979: si inaugura la centrale per il teleriscaldamento. La battuta di Cossiga
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La scoperta dell’acqua calda. Il presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, si concesse una battuta - in verità piuttosto scontata - per rendere merito ai bresciani.

Alla lungimiranza politica degli amministratori comunali, alla capacità tecnica dell’Asm, al senso civico dei cittadini. Domenica 30 settembre 1979, giornata simbolicamente storica per la città con l’inaugurazione, in via Lamarmora, della centrale per il teleriscaldamento. Un progetto avviato un quinquennio prima dall’Azienda dei Servizi Municipalizzati nel pieno della crisi energetica innescata dall’aumento del prezzo del petrolio. Brescia è la prima città d’Italia a realizzare il teleriscaldamento, facendo da apripista ad altre. Il concetto è semplice: scaldare la città (sanitari e termosifoni) sfruttando l’acqua di raffreddamento delle turbine di una grande centrale elettrica. Nell’estate del 1979 l’impianto è in funzione: l’acqua, incanalata in 50 chilometri di doppie tubazioni sotterranee, scalda ventimila appartamenti in 550 edifici. Si prevede che entro tre anni sarà servita metà città, centomila abitanti.

Il 30 settembre 1979 il presidente del Consiglio, Cossiga, cita Brescia come esempio nazionale di innovazione e risparmio di energia. «Desidero salutare in Brescia la presenza del lavoro, della sana imprenditoria, della cultura italiana», scrive nel resoconto sul giornale Angelo Franceschetti, futuro vice direttore. «La vostra città non si è sottratta alle prove crudeli di questi anni (si riferisce alla Strage, ndr), ma le ha superate, attingendo forze dalle proprie tradizioni come dal proprio presente, da idealità civili e da fermenti spirituali».

Artefici «politici» del teleriscaldamento sono il sindaco Cesare Trebeschi e il presidente dell’Asm, l’ing. Luciano Silveri. Il sindaco, davanti al presidente, non risparmia qualche frecciata. L’opera, afferma, è stata realizzata «nella più assoluta indifferenza ministeriale e regionale»; è «nostro vanto l’umiltà di guardarci intorno e di far tesoro delle esperienze altrui», riferendosi ai tecnici (primo fra tutti lo svedese Köler) che avevano elaborato il progetto. A spingere Brescia verso l’opera, spiega Trebeschi, non è stata tanto la crisi energetica. Piuttosto l’idea è nata da «una filosofia della vita, da principi elementari: il valore dell’energia alla radice stessa della vita, la sua unità, la sua funzione. Il valore negativo di ogni consumo immotivato, e non per mere ragioni economiche, ma in quanto negazione di un valore».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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