«Brescia non può essere definita in alcun modo terra dei fuochi»
L’invito è alla prudenza, ad attenersi ai fatti, evitando l’errore di «fare di tutta l’erba un fascio»; la proposta è quella di un incontro tecnico con i rappresentanti delle istituzioni bresciane per verificare l’entità del problema e, nel caso, mettere in atto provvedimenti per risolverlo.
Dopo le dichiarazioni in Commissione Bicamerale del procuratore aggiunto Sandro Raimondi, che dipingono Brescia «nuova terra dei fuochi», è il vicepresidente Aib con delega all’ambiente e alla sicurezza, Enrico Frigerio, a cercare di mettere ordine su una vicenda che «crea allarme tra residenti, lavoratori e amministratori pubblici», ma soprattutto può gettare un’ombra sul lavoro portato avanti dalle imprese a favore di legalità e salvaguardia dell’ambiente.
«Esiste un protocollo della legalità in Confindustria al quale aderisce anche Aib - precisa Frigerio -. Al di fuori del nostro mondo ci sono imprenditori che non rispettano la legge e, sia chiaro, non vanno in nessun modo difesi. Ma Brescia non può essere definita in alcun modo terra dei fuochi, potremmo più propriamente chiamarla "terra dell’economia circolare": i bresciani sono campioni nel riutilizzo degli scarti da lavorazione; le aziende hanno fatto un salto culturale importante; tutte le cave nel Bresciano sono sottoposte a rigidi controlli da parte degli enti preposti. L’inchiesta farà chiarezza, dopotutto anche il pentito di Camorra, Perrella, che per primo aveva parlato di Brescia come terra dei fuochi è stato smentito su tutta la linea».
Leggi di più sul Giornale di Brescia in edicola oggi o qui sul Gdb Digital
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato