Brescia e Milano unite nel segno di Papa Montini

Oltre 1.500 giovani della Diocesi meneghina in piazza Loggia per la «Notte della fede»
LA NOTTE BIANCA DELLA FEDE
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Paolo VI ripeteva spesso che il nostro tempo ascolta più volentieri i testimoni dei maestri, e quando ascolta i maestri lo fa quando riescono a essere anche testimoni. Manlio Milani è sicuramente maestro e testimone.

Lo hanno scoperto ieri sera gli oltre 1.500 ragazzi degli oratori milanesi che hanno partecipato alla «Notte della fede», esperienza itinerante che quest’anno ha fatto tappa a Brescia. E ha fatto tappa in quella piazza Loggia che è il cuore della nostra città, una città ferita ma non vinta, perché, come ha spiegato il sindaco Emilio Del Bono salutando i giovani meneghini, «in questi decenni non abbiamo cercato la vendetta, ma giustizia. Come ci ha insegnato sant’Agostino dobbiamo impegnarci per piegare il male verso il bene».

  • I giovani riuniti a Brescia
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Emozione. Riascoltare la registrazione dei momenti che hanno preceduto lo scoppio della bomba alle 10.12 del 28 maggio 1974 ha lasciato ammutoliti i giovani milanesi, in piazza Loggia si è creato un silenzio irreale, lo stesso di 44 anni fa. «Qui le persone hanno donato la vita - ha spiegato il vescovo Pierantonio Tremolada -, hanno donato la vita e sono diventate parte della storia di questa città».

Per il vescovo Tremolada è stato un po’ come ritrovarsi con dei vecchi amici, prima di guidare la nostra Diocesi era infatti ausiliare di Milano, e proprio i giovani erano al centro del suo impegno pastorale.

Manlio Milani, che nella strage perse la moglie Livia Bottardi, ha preso la parola subito dopo il filmato che ha ricordato quei drammatici momenti: le sue prime parole erano evidentemente rotte dall’emozione. «Fare memoria di quanto accaduto - ha raccontato - è un valore con radici morali. Partecipare all’incontro di quel giorno fu una scelta di cittadinanza, l’adesione all’antifascismo come stato d’animo».

Milani ha sottolineato l’importanza del non dimenticare, «ignorare la sofferenza genera drammatiche conseguenze nel presente».

E poi il pensiero per gli immigrati morti di Lampedusa. «Quando vedo i corpi in anonimi sacchi - ha spiegato - mi chiedo: chi erano quelle persone? Li guardo e rivedo la spersonalizzazione delle stragi che hanno colpito il nostro Paese. È per questo che ogni giorno mi impegno per non darla vinta ai portatori di morte, questo deve essere l’impegno di tutti noi».

La memoria. Milani, presidente dell’Associazione familiari dei caduti di Piazza Loggia, tra i fondatori dell’Unione familiari vittime stragi, nel 2000 (con Comune e Provincia) ha fondato la Casa delle memoria, centro di documentazione sulla strage bresciana e la violenza terroristica, neofascista in particolare. Una memoria che lungo la nostra città prende corpo anche con il percorso composto dalle formelle che ricordano i nomi di persone assassinate:quattro sono state donate alla Casa della memoria proprio ieri sera dalla Diocesi di Brescia e da quella di Milano. Terminata l’accoglienza, i giovani hanno vissuto un momento di spiritualità itinerante nelle chiese e nei luoghi più suggestivi della città, ascoltando testimonianze, ammirando opere d’arte. 

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