Brescia certifica 514 morti, ma il bilancio può essere peggiore
Nessuno sa con precisione quanti siano davvero i morti per coronavirus. Non perché i dati forniti ogni giorno nei bollettini di Protezione civile e Ats siano parziali con dolo, ma perché non c'è modo, almeno per ora, di ricostruire le ragioni del decesso delle centinaia di persone di cui abbiamo conto nelle ultime settimane.
Non è solo una sensazione. A dircelo sono le pagine dei necrologi sui quotidiani locali, sempre più numerose. Solo oggi sul Giornale di Brescia ce n'erano otto e altrettante ne sono previste per l'edizione di domani. Una conta triste, che non si può limitare al momento della conferenza stampa della sera, ma merita un'indagine più approfondita. Se non ora, quando l'emergenza sanitaria sarà alle spalle e a bocce ferme sarà necessario ragionare sui dati e su come sono stati raccolti.
La questione dei numeri dei decessi, ma anche dei contagiati da Sars-CoV-2, è molto dibattuta nelle ultime ore. Basti pensare alla scena che nessuno di noi avrebbe mai pensato di vedere: i camion dell'esercito che portano fuori regione le salme dei bergamaschi che non ce l'hanno fatta. Tanti sui social dopo poche ore urlavano alla bufala, tacciando i giornalisti di allarmismo e diffusione volontaria di fake news. Non è così. Quel corteo funebre inedito è reale. Tremendo, ma reale.
Cimiteri saturi, templi crematori che lavorano giorno e notte, chiesette di provincia convertite a camere mortuarie. E i parenti in quarantena che non possono far altro che sperare nella pietas delle onoranze funebri, che deviano il percorso dei carri per consentire almeno un affaccio alla finestra e un addio da lontano. Nessuno può piangere i suoi morti, che spesso hanno esalato l'ultimo respiro in un letto d'ospedale.
Mentre scriviamo, il numero di deceduti per coronavirus in provincia di Brescia è 514. Un totale che non comprende la totalità di coloro che hanno perso la vita in questi giorni, chiaramente, eppure i lutti sono troppi rispetto alla media. Il conteggio è parziale perché non tiene conto di chi è morto, ad esempio, nelle case di riposo. Hanno fatto triste scuola le Rsa di Barbariga, poi quella di Quinzano e chissà quante altre nelle stesse condizioni: tanti gli ospiti che hanno perso la vita, spesso dopo aver manifestato sintomi in linea con quelli del Covid-19, difficoltà respiratorie comprese. A loro non è stato fatto un tampone che ne certificasse le cause del decesso, dunque non rientrano nei bollettini ufficiali. Non è accaduto solo a Brescia, ma anche a Milano, Bergamo, Cremona, in base a quanto riportano i quotidiani nazionali.
Secondo gli esperti, la vera estensione dell'epidemia sarebbe di gran lunga maggiore rispetto a quanto ci è dato conoscere. Per questo, vanno letti con cautela i bilanci, le mappe e i numeri, seppur sia doveroso continuare a pubblicarli per il dovere d'informazione nei confronti dei lettori.
Sarà difficile ricostruire l'andamento dei decessi, anche perché - al netto della pandemia - ogni anno sono diversi i fattori che influiscono sul numero di morti del periodo. Eppure, è innegabile che un picco sia da registrare e indagare. Secondo alcuni sindaci, sentinelle del territorio, i morti potrebbero essere addirittura più del doppio di quelli dichiarati. Quel che resta, per ora, è piangere i defunti, con la dignità e la partecipazione che merita ogni singola vita che se ne va. Nel frattempo, c'è solo una cosa che possiamo fare, affinché quest'emergenza sanitaria finisca. Dobbiamo restare a casa.
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