Brescia: addio definitivo alla mostra dei Maya

Lo dichiara ufficialmente il presidente di Brescia Musei che ha inoltre diffidato la società Artematica.
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La mostra sui Maya «non si farà». E la società Artematica, che aveva ricevuto l’incarico dell’organizzazione, è diffidata dal continuare ad utilizzare il marchio Brescia Musei per pubblicizzare un evento «che per noi non esiste». A dichiararlo, per la prima volta ufficialmente, è il presidente della Fondazione Brescia Musei, Faustino Lechi, confermando di aver inviato all’amministratore delegato della società di Treviso, Andrea Brunello, una lettera sottoscritta dall’intero consiglio della Fondazione.

Nessuna «grande mostra» a Brescia, quindi, ma la maledizione dei Maya non c’entra. Semplicemente, l’idea di poter portare comunque a termine il progetto, nonostante i tagli finanziari e i problemi di bilancio del Comune, ha impedito finora di prendere atto della situazione, facendo perdere tempo prezioso. E a sei mesi dall’apertura, annunciata per il 26 ottobre, non c’è un progetto alternativo su cui lavorare.

La lettera di diffida è solo l’ultimo atto di una vicenda partita da tempo: già a gennaio, spiega Lechi, Artematica aveva avuto la comunicazione dello scioglimento della bozza di contratto sottoscritta nel 2011. Il Comune, infatti, per conto del quale la Fondazione Brescia Musei agisce come braccio operativo, non aveva ottenuto dal Ministero dei beni culturali, entro i termini previsti, l’autorizzazione a sbloccare i circa due milioni di euro mancanti per coprire le spese della mostra, da aggiungere ai 900mila già appostati in bilancio.

La bozza di contratto prevedeva esplicitamente una «clausola risolutiva», nel caso l’autorizzazione (e conseguente finanziamento) non fossero giunti entro il 31 dicembre 2011. «Superata quella data - aggiunge Lechi - già a gennaio abbiamo inviato ad Andrea Brunello una nota nella quale ci dichiaravamo liberi dal contratto. Per noi da quel momento la mostra dei Maya non è più esistita, tanto che non abbiamo stanziato nulla in bilancio». Nella delibera del 28 ottobre 2011 con cui la Giunta approvava il progetto, si sottolineava infatti esplicitamente il termine inderogabile del 31 dicembre per la ricezione delle autorizzazioni allo sblocco dei finanziamenti.
Già ad inizio anno, del resto, «la direzione generale del Comune - sottolinea ancora Lechi - ci aveva informato che non essendosi avverate le condizioni per cui erano stati accantonati, i fondi erano di fatto indisponibili per la mostra». Da alcuni mesi, quindi, la situazione era chiara. Tanto che anche la Fondazione Asm ha già dirottato i 300mila euro inizialmente destinati ai Maya «sul finanziamento della musealizzazione del Capitolium» aggiunge Lechi. Da Artematica, invece, «nessuna risposta». Anzi, sulla stampa nazionale sono apparse nel frattempo le prime pubblicità, e il sito web di Artematica aggiorna sul lavoro dei curatori in America Centrale. Come se nulla fosse.

Del resto, lo stesso Comune di Brescia non ha mai ufficialmente annunciato la rinuncia alla «grande mostra» d’autunno - e non si capisce perché - continuando a rilanciare, anche recentemente, l’idea che «l’esposizione si farà», e lasciando in sospeso la questione delle autorizzazioni: «Siamo in attesa di una lettera di conferma dal Ministero - aveva dichiarato solo un paio di settimane fa l’assessore alla Cultura, Andrea Arcai - e siamo ottimisti». «Arcai non ha mai perso la speranza - è il commento di Lechi - ma ho l’impressione che in questo momento il progetto cozzi contro le problematiche di bilancio del Comune».
Almeno a Brescia il 2012 non sarà l’anno dei Maya. Ma esiste un «piano B» per non lasciare sguarnita la stagione? «Siamo pronti a presentare altre iniziative - conclude Lechi - e finanziariamente sostenibili. Sappiamo che anche il Comune ha delle ipotesi alternative. Attendiamo di poterne discutere». Tra i progetti in campo, si era parlato di una mostra sul Caravaggio giovane, a cura del direttore artistico di Brescia Musei, Maurizio Bernardelli Curuz, o dell’esposizione della collezione d’arte del Mercedes Museum di Stoccarda, con il quale ci sarebbe già un accordo di massima.

Giovanna Capretti

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