Botticino, il restauro della vecchia locomotiva è fermo
Binario morto. Al momento, per la locomotiva di via Del Marmo a Botticino Mattina, pare non ci possano essere alternative. Quello che tra intenzioni, piani, progetti e proclama doveva essere simbolo del passato del bacino marmifero, ma sin qui è stato solo un investimento di denaro, rimane così com’è: immobile. E sempre più ferito nella sua corazza esposta a deterioramento, intemperie e agenti distruttivi vari.
Ma facciamo un balzo indietro: la locomotiva fu acquistata dal Comune di Botticino quasi trent’anni fa per usi museali, poiché simile a quella impiegata, nella prima metà del '900, per il trasporto del marmo dalle locali cave ai cantieri di Rezzato. Dopo un periodo di deposito a Verona, nel 2004 approdò nel Bresciano per un altro lungo ricovero tra Sant’Eufemia e Lograto, interrotosi nel 2013 con la collocazione del mezzo nell’area museale aperta di via Del Marmo, a Mattina, nelle adiacenze dello spazio privato del caricatore. Doveva essere la rinascita, si è rivelato un abbandono. E pensare che la svolta, un anno fa, era parsa vicina, invece... «Purtoppo la situazione è complessa – chiarisce il sindaco Gianbattista Quecchia – poiché l’area interessata è in parte di proprietà privata. Circa 20 anni fa, l’allora amministrazione aveva avviato un accordo di permuta che consentisse di avere lo spazio in questione, ovvero del piano caricatore, quella che dovrà essere la collocazione ultima e più ragionevole della locomotiva, in cambio di un’altra superficie. Tale accordo però non si è mai completato.
All’inizio del mio mandato ho cercato di chiuderlo, incontrando per altro la disponibilità dell’altra parte, ed è per questo che, l’estate scorsa, abbiamo indetto una manifestazione di interesse per ripristinare luogo e contenuto. Poi però il privato ha cambiato idea».
Dell’esito dell’avviso esplorativo non si è più saputo nulla, e per le sagome sempre più ammalorate non vi è stato alcun intevento, neppure pare ce ne possano essere nel breve periodo, in vista anche di Brescia e Bergamo capitali della cultura e nonostante la disponibilità a rimboccarsi le maniche di cittadini e realtà associative del territorio. Pure per la richiesta di contribuito per opere annesse alle cave, rifacendosi alla legge regionale 14/98 che prevede un ritorno al Comune di parte di quanto versato alla Provincia proprio per l’attività estrattiva, pare non esserci spazio: «Un ripristino dell’area ha senso nella sua totalità, e al momento non è possibile. Non essendovi certezze, non possiamo avanzare progetti e richieste di sorta. Sarebbe bello sbloccare la situazione, ma il Comune non può imporre nulla».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato