Bossetti, tensione in aula tra Dna e foto satellitari
Ci sono state scintille tra la difesa di Massimo Bossetti e gli avvocati di parte civile della famiglia di Yara su alcune slide con le quali gli avvocati del muratore cercano di dimostrare come il corpo della ragazzina non possa essere rimasto per tre mesi nel campo di Chignolo d'Isola, come sostenuto dell'accusa.
Uno degli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni, ha mostrato delle fotografie tratte da un satellite dei giorni precedenti al ritrovamento del corpo per sostenere la sua tesi. «Quella foto è tarocchissima - ha detto uno degli avvocati della famiglia, Andrea Pezzotta - stiamo ben oltre il limite e mi riservo un esposto». La fotografia, hanno spiegato gli stessi difensori dell'imputato, presentava una barretta per evidenziare dove si doveva trovare il corpo che, dall'immagine mostrata in aula, non si vede. «Quella barretta dovrebbe rappresentare l'altezza del corpo di una persona ma è in proporzione più larga della strada che è larga tre metri. È un falso». Immediata la risposta di Salvagni: «Non posso essere continuamente interrotto».
La difesa del muratore di Mapello è tornata a contestare la prova regina, quella del DNA, valsa appunto la condanna all’ergastolo in primo grado. L’avvocato Claudio Salvagni ha messo in dubbio, in particolare, le modalità con cui sono stati svolti gli esami. «Sono stati usati reagenti scaduti, si sono verificate contaminazioni» ha detto l’avvocato, suscitando le repliche dell’accusa e del presidente della corte d’appello.
Il processo è stato aggiornato a venerdì per le repliche, la sentenza invece è attesa per lunedì prossimo. Solo allora si saprà se la condanna in primo grado verrà confermata o ribaltata.
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