Bonus 110% non accessibile, ingegneri: «Servono valori standard»
Ci sono condomini già pronti a partire con i lavori che si sono dovuti fermare. E villette che ora temono di perdere il treno del Superbonus, l’incentivo chiamato a riqualificare il patrimonio edilizio nazionale rilanciando il settore delle costruzioni. «La questione è urgente, servono risposte in tempi brevissimi» spiega Ippolita Chiarolini, segretario dell’Ordine degli Ingegneri di Brescia. La vicenda è tutta bresciana ed è legata paradossalmente a un sistema di teleriscaldamemto «troppo efficiente».
L’uso di fonti rinnovabili da parte di A2A (accumuli, rifiuti, recupero di calore da acciaierie) ha infatti abbassato il «fattore di conversione» e, di riflesso, migliorato la classe energetica degli edifici a tal punto da impedire l’accesso al 110%. A2A ha parlato di «stortura» nella norma e chiesto correzioni ad Enea.
Anche l’Ordine degli Ingegneri chiede correttivi urgenti, a partire da un fattore di conversione unico a livello nazionale. L’Ordine sta studiando la questione da oltre due mesi. «Come noto - spiega il presidente Carlo Fusari - per l’accesso alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica è necessario dimostrare che l’immobile possa migliorare di due classi energetiche, salvo il caso che si trovi in A3, nel quale basta arrivare in A4, la migliore in assoluto». Nel calcolo della classe energetica non si tiene conto solo delle condizioni dell’immobile (cappotto, infissi...), ma anche dal fattore di conversione dell’energia non rinnovabile utilizzata per riscaldare l’edificio. Più basso è il fattore, migliore sarà la classe energetica. Per gli edifici allacciati al teleriscaldamento (a Brescia oltre 21mila, per 130mila abitanti) il fattore è quello dichiarato dal fornitore. Fino al 29 giugno il coefficiente di A2A in città era 0,24, già molto basso. Molti immobili venivano così certificati in classi elevate (A1 o superiori) nonostante fossero poco isolati: due edifici identici potevano risultare uno in classe G se dotato di caldaia a gas e l’altro in classe A1 se allacciato al teleriscaldamento.
La situazione si è complicata il 30 giugno. A2A ha dovuto rinnovare il certificato del fattore di conversione (vale due anni ed è elaborato da un ente terzo) e - visti gli investimenti nella decarbonizzazione - il coefficiente è stato abbassato a 0,12. Cosa che ha comportato il passaggio di quasi tutti gli edifici con teleriscaldamento in A4, precludendo di fatto l’accesso al superbonus.
«A2A sta facendo un grande lavoro sulla transizione energetica - dice Chiarolini - ma il legislatore non ha considerato livelli elevati di efficienza» come quelli di Brescia. Così lo stesso edificio a Torino può accedere al superbonus, a Brescia no. Un paradosso. Che fare?
La proposta dell'Ordine degli Ingegneri
Secondo l’Ordine degli Ingegneri il fattore di conversione non va calcolato a livello locale, cosa che crea «evidenti distorsioni». Serve un valore standard a livello nazionale «per non penalizzare i cittadini di Brescia rispetto al resto del Paese» (in alcune località i fattori sono sopra l’1). «L’Ordine di Brescia ha chiesto di utilizzare sull’intero territorio nazionale fattori di conversione in energia primaria standardizzati» ricorda Chiarolini. Lo ha fatto ad agosto tramite il consiglio nazionale degli Ingegneri che ha portato la soluzione tecnica in commissione monitoraggio in cui siedono anche il Mise e l’Enea.
«Basterebbe una risposta tecnica di Enea, che potrebbe arrivare in tempi brevi, in cui si precisa che il coefficiente da utilizzare è quello tabellare di 1,5 o una media nazionale, che potrebbe essere 1». In seconda battuta (con tempi più lunghi e incerti) potrebbe essere modificata la legge, con un emendamento. Oppure, la terza via, un intervento della Regione che fissi un coefficente regionale. Domani, si farà il punto al Campus Edilizia di Brescia, in cui siedono anche A2A e tutti gli operatori della filiera. Si vedrà.
Intanto, dopo le precisazioni di A2A, Legambiente controreplica alla multiutility. «A2A finalmente riconosce l’esistenza del problema, già per altro presente con il precedente coefficiente - dice Danilo Scaramella -. È indispensabile e urgente che il legislatore metta mano alla normativa». Ma, se è vero che la certificazione è di un ente terzo, «è altrettanto vero che i dati di input sono forniti di A2A. Per maggiore trasparenza chiediamo ad A2A di rendere pubblici i dati di inpunt che dimostrino la bontà del risultato».
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