Bomba alla Polgai: la rivendicazione della Cellula anarchica

La Cellula anarchica acca ha rivendicato l'ordigno esploso tra il 17 e il 18 dicembre scorso davanti alla sede della scuola di Polizia
  • Polgai, la Scientifica al lavoro
  • Polgai, la Scientifica al lavoro
  • Polgai, la Scientifica al lavoro
    Polgai, la Scientifica al lavoro
  • Polgai, la Scientifica al lavoro
    Polgai, la Scientifica al lavoro
  • Polgai, la Scientifica al lavoro
    Polgai, la Scientifica al lavoro
  • Polgai, la Scientifica al lavoro
    Polgai, la Scientifica al lavoro
AA

«Abbiamo attaccato uno dei bracci armati dello Stato. In questa scuola vengono istruiti sbirri di tutta Italia e di altri Stati».

Così la Cellula anarchica acca (Caa) ha rivendicato l'ordigno esploso nella notte tra il 17 e il 18 dicembre scorso davanti alla sede della scuola di Polizia di Brescia, annunciando la sua adesione all'internazionale anarchica riunita attorno alla Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale.

La rivendicazione è stata pubblicata in rete su uno dei siti di riferimento degli anarcoinsurrezionalisti e parla di un ordigno composto da «8 kg di polvere»: si tratta, scrivono gli autori del documento, di una «azione simbolica per fare danni materiali» e, per questo, «abbiamo agito a quell'ora» con l'obiettivo di «non fare male a persone indiscriminatamente».

A rivendicare l'ordigno è la Cellula anarchica acca, una sigla finora mai apparsa, che si definisce «affine» all'internazionale nera e afferma di aderire a Dicembre nero, la campagna partita dalle carceri greche per fare, scrivevano i promotori, «da detonatore della ripresa dell'insurrezione anarchica dentro e fuori le prigioni».

Una campagna che ha visto gli anarchici portare a termine diversi attacchi soprattutto in Grecia ma anche in Messico, Cile, Brasile, Germania. «Con questa azione - affermano gli appartenenti alla cellula - abbiamo aperto una nostra progettualità di attacco anarchico» e «ci aggiungiamo a tale percorso perché ci piace l'dea di un coordinamento internazionale di anarchici per l'azione diretta».

La bomba alla scuola di polizia di Brescia è, dunque, un «atto come danni materiali nullo, ma è importante nell'armare la nostra autorganizzazione, soprattutto adesso che sentiamo una grande rassegnazione fra gli anarchici in Italia». Nell'ottica degli appartenenti alla Cellula, l'ordigno rappresenta pure «un piccolo segnale anche contro la guerra» e un gesto di solidarietà verso «le persone che lottano contro tutti gli stati e il capitale».

In particolare, la Caa si rivolge ai «compagni detenuti», primi tra tutti Alfredo Cospito e Nicola Gai - i due responsabili del ferimento dell'Ad dell'Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi («era il minimo che si meritava», scrivono) avvenuto a Genova il 7 maggio del 2012 - ma anche a Chiara e Nico, due dei quattro Notav che parteciparono all'attacco al cantiere di Chiomonte nel maggio del 2013 e nei confronti dei quali è caduta l'accusa di terrorismo. La solidarietà va poi ad alcuni anarchici stranieri e «ai compagni della Ccf», gli aderenti alla Cospirazione delle cellule di fuoco che hanno diffuso il documento per la chiamata al Dicembre nero.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato