Bimbo prelevato a scuola con la forza. Interviene l’Unicef

Il minore conteso dai genitori è stato affidato ad una terza famiglia. La vicenda segnalata al garante nazionale per l'infanzia
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«Sono andato a scuola a prenderlo per portarlo a casa a mangiare e lui non c’era più. Solo più tardi mi è stato comunicato che mio figlio era stato prelevato a forza su decreto del Tribunale di Cremona ed affidato ad una famiglia».

Ha la voce rotta dal pianto il padre del piccolo di sei anni che lo scorso 17 ottobre è stato allontanato dai genitori, che vivono separati. La dolorosa vicenda è stata raccontata nella sede bresciana dell’«Associazione mamme papà separati Italia» da Cristina Carminati, legale del padre del bambino, da Nerina Gamba, neuropsichiatra infantile e da Flora Bresciani che ha letto la posizione dell’Unicef firmata da Gianfranco Missiaia, presidente del Comitato provinciale di Brescia.

«È stato strappato dal banco di scuola mentre gridava e chiamava il suo papà, prendendo a calci la porta e chiedendo aiuto» ha detto il padre, raccontando il dramma di quel giorno in cui, arrivando alla scuola elementare frequentata dal piccoli, non ha più trovato il figlio.

Un figlio conteso, «che nei mesi ha manifestato la sua resistenza a tornare a vivere con la mamma - ha detto l’avvocato Carminati -. Non è certo nostra volontà, tuttavia, discutere il decreto del tribunale. Anzi, vogliamo sottolineare che avremmo tanto voluto che su tutta la vicenda ciascuno avesse fatto un passo indietro, nell’interesse supremo del bambino.

Invece, è arrivato il provvedimento di allontanamento coatto del bambino dal padre, malgrado i molti incontri ed il contesto positivo descritto dagli educatori e dagli psicologi che seguivano il bimbo. Dal 17 ottobre il padre non ha più potuto parlare con il figlio». Ed aggiunge: «Il papà non aveva alcuna intenzione di disattendere i provvedimenti delle autorità che avevano affidato il figlio ad entrambi i genitori, con la supervisione dei servizi. Tuttavia, a fronte delle resistenze del minore a vivere con l’altro genitore, cosa avrebbe dovuto fare un padre?».

Lo stesso interrogativo se lo è posto il Comitato provinciale Unicef che ha segnalato la vicenda al garante nazionale per l’infanzia. Scrive l’Unicef: «Pensiamo che gli organi competenti debbano agire con molta prudenza e che le volontà del bambino espresse in modo netto e continuativo debbano essere ascoltate ed essere fulcro delle decisioni che lo riguardano, così come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia all'art.12.

Quanto al metodo usato per far rispettare il decreto del Tribunale, ovvero l’allontanamento repentino e improvviso con prelievo coatto forzato avvenuto all’interno dell’ambiente scolastico, con modalità che lasciano sbigottiti, c'è da chiedersi se sia stata valutata attentamente la sua idoneità. Anche la decisione di affidarlo ad una famiglia di supporto estranea del bambino, non tenendo conto dell'ambiente positivo creato nella famiglia paterna e documentato dai Servizi territoriali del Comune di residenza, ci lascia alquanto perplessi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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