Bimbo infortunato, il legale: «Non ce l’abbiamo con gli alpini»

L'avvocato Zambelli: «Sappiamo che vivono facendo solidarietà. Ma legge è legge: la causa di risarcimento va fatta al responsabile civile»
"NON CE L'ABBIAMO CON GLI ALPINI"
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La volontà, giurano, non era quella di chiedere soldi agli alpini. Ma la causa c’è e la richiesta dei danni anche. Prende posizione l’avvocato Mauro Zambelli, che difende la famiglia del bambino che due anni fa, durante una festa di fine scuola, si è rotto tibia e perone sulla giostra presente nella sede degli alpini di Ciliverghe.

Il pianale del gioco si sfondò e il bambino di cinque anni rimase intrappolato con la gamba. Per il perito di parte il danno subito è riconosciuto con cinque punti percentuali di invalidità.

Da qui la richiesta di risarcimento presentata al gruppo delle penne nere: 15.600 euro. Un’enormità per gli alpini. «Sappiamo che vivono facendo solidarietà. Ma legge è legge, e per questo la causa di risarcimento danni non potevamo che farla al responsabile civile», spiega l’avvocato della famiglia del bambino.

Che però è sicuro: «Non saranno gli alpini a dover pagare, mai i miei assisti vorrebbero soldi da loro», è il pensiero del legale. Le penne nere, insomma, dovranno chiamare in garanzia il proprio istituto assicuratore

L’atto di citazione in giudizio ormai è pronto e la causa sarà discussa in Tribunale con buona pace degli alpini di Ciliverghe, che si erano detti disponibile a contribuire alle spese mediche per le cure del piccolo e speravano di risolvere la questione lontano da un’aula di Tribunale.

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