Bimbi mai nati, le ossa al cimitero: «Hanno almeno cinquant'anni»
Un adulto, un feto alla 39esima settimana e un bimbo tra i 2 e i 7 anni. Questi gli individui ai quali appartengono i reperti ritrovati lo scorso autunno nel terreno dedicato alle inumazioni dei bimbi mai nati al cimitero Vantiniano di Brescia. A metterlo nero su bianco è il laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università degli studi di Milano (Labanof), che ha analizzato i resti umani su richiesta della Loggia.
Nella perizia risulta che, degli otto reperti trovati, uno (il più grande, di circa 6 centimetri) è un pezzo di legno, gli altri (di tre o quattro centimetri) appartengono a un individuo adulto, a un feto alla 39esima settimana di gestazione e a un bimbo tra i 2 e i 7 anni. «La datazione dei resti va però dagli anni Cinquanta ai giorni nostri e non è possibile restringere il periodo a meno di 70 anni» è la ricostruzione fornita dai dirigenti del Comune di Brescia.
Secondo la Loggia la datazione evidenzia il fatto che quei resti potrebbero essere riemersi oggi, pur risalendo a tempi non recenti, quando le attività di esumazione venivano svolte con metodi diversi da quelli odierni.Nella perizia, inoltre, si legge che «il materiale osseo estremamente frammentato e di piccole dimensioni viene frequentemente rinvenuto nel terreno di riporto delle aree cimiteriali, in particolare durante i lavori che comportino un movimento di terra delle aree di inumazione».
«Da quanto emerso - conclude Elisabetta Begni, responsabile del settore Servizi Cimiteriali -, non ci sono ragioni per ritenere che le operazioni non siano state effettuate in modo corretto».
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