Bimbi mai nati, le mamme: «I resti dei nostri figli non ci sono»

A Messi a Fuoco gli interventi delle famiglie con una psicoterapeuta dopo la Commissione consiliare convocata in Loggia
LE TOMBE ESUMATE DEI BIMBI MAI NATI A MESSI A FUOCO
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«Abbiamo chiesto i resti dei nostri figli in Vantiniano. Non ci sono. Nessuno ci ha fatto vedere nulla. E sappiamo che c'era un bimbo di sette mesi seppellito con una bara dedicata». A parlare sono due donne, Roberta Fioletti e Silvia Brodini, madri di due di quei 2.500 bambini mai nati o morti poco dopo essere venuti al mondo, le cui tombe sono state rimosse dal campo del cimitero su intervento del Comune di Brescia.

Le dichiarazioni arrivano durante la puntata di Messi a Fuoco su Teletutto la sera stessa del giorno in cui in Loggia si è tenuta una Commissione consiliare convocata per approfondire la vicenda diventata un caso politico. Alla trasmissione di Andrea Cittadini era stato invitato anche l'assessore Valter Muchetti, di cui ieri l'opposizione ha chiesto le dimissioni, ma il politico non ha partecipato (per via di impegni pregressi, fa sapere l'ufficio stampa).

Mentre le tensioni si accumulano fuori e dentro la Loggia, le famiglie «si trovano a vivere un secondo trauma in questo momento - ha osservato ieri sera durante la trasmissione la psicoterapeuta Camilla Podavini -. Molti faticano a capire come faccia a esistere un legame tra un genitore e un bimbo mai tenuto in braccio a volte, ma in realtà è una relazione affettiva che si instaura prima e che viene mantenuta anche poi, anche sulla tomba, con un peluche, una preghiera o un segno che ciascuno sceglie per continuare a prendersi cura del proprio figlio o della propria figlia». Per questo scoprire di non averli più lì, nell'unico luogo dove li si poteva ancora trovare, «è uno shock, che si aggiunge come un'altra brusca interruzione. Questo nuovo cambiamento - conclude Podavini - avrebbe dovuto essere gestito diversamente».

Un concetto, questo, ribadito anche dalle due mamme in diretta a più riprese, che hanno raccontato di aver saputo delle esumazioni da altri solo una volta portate a termine. «All'ufficio del cimitero mi è stato detto che non avevano i nostri contatti telefonici, ma fare una cosa del genere senza informare è calpestare la nostra dignità» ha detto Roberta Fioletti.

Quanto all'intervento di Muchetti, che in Commissione ha detto che sono state rispettate tutte le regole previste per questi casi e ha respinto l'accusa di aver utilizzato ruspe per disoterrare i resti, ha ribattuto Silvia Brodini: «I cartelli che l'assessore sostiene di aver messo non c'erano. Va bene, non saranno state utilizzare ruspe, ma mini escavatori capaci di sollevare due metri cubi di terra alla volta sì. E come potremmo pensare di ritrovare resti di feti di cinquecento grammi?». Il dubbio delle mamme investe anche i tempi dell'intervento, che secondo l'amministrazione comunale è stato svolto in modo graduale proprio per raccogliere e conservare in modo accurato i resti di ogni piccola tomba. 

Nei prossimi giorni, come annunciato dalla vice direttrice generale del Comune di Brescia Elisabetta Begni, la Loggia richiederà le analisi dei frammenti ritrovati nel campo del Vantiniano, che sembrano piccolissime ossa umane. Sempre il Comune ieri ha ribadito che i resti dei piccoli e gli effetti personali rinvenuti con essi restano a disposizione dei genitori che vorranno disporne fino al 30 aprile 2022, anche in questo caso con un'estensione del periodo previsto dalla normativa vigente.

La proposta di realizzare una sorta di giardino degli Angeli potrà bastare alle famiglie per lenire la ferita? «Dipenderà da ciascuna di loro - ha concluso la psicologa Podavini -. Di sicuro, avranno bisogno anche di scuse». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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