Berlusconi: serve una nuova politica del benessere

Intervista all'ex premier: «Bisogna ricucire il rapporto Stato-cittadini. I professori hanno bloccato il Paese».
Berlusconi: "Se vinco, Gelmini ministro"
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Si decide tutto nell'ultima settimana. Nell'entourage di Silvio Berlusconi si respira un grande ottimismo, lo stesso che caratterizza l'intervista che l'ex premier ha rilasciato al nostro quotidiano nella sua villa di Arcore.
Presidente la crisi morde. Il mondo dell'impresa le ha sempre dato fiducia. Cosa vuole dire agli imprenditori bresciani?
Una crisi forte come questa non c'è mai stata. L'Italia ha superato quella causata dalle Torri Gemelle del 2001 e quella provocata da Lehman Brothers nel 2008. Poi è arrivata questa voglia di austerità che, su impulso della signora Merkel, tutta l'Unione Europea ha accettato e che è stata imposta anche all'Italia. Nel nostro Paese è successo ciò che sarebbe accaduto in ogni economia in crisi, perché tutti gli economisti sono d'accordo nel dire che imponendo politiche d'austerità ad un'economia non in forte sviluppo si produce recessione. Purtroppo i professori hanno seguito acriticamente questa politica imposta dalla Germania e come prima decisione presa hanno messo un'imposta sulla casa. Dunque, la situazione è grave e per uscirne non c'è che un modo: l'equazione del benessere, ovvero la diminuzione delle tasse. Il paradigma esatto è meno tasse sulle imprese, meno tasse sulle famiglie e meno tasse sul lavoro che producono più consumi, più produzione e più posti di lavoro. Questo corrisponde anche a maggiori entrate nelle casse dell'Erario che così può aiutare chi, a causa della crisi, è rimasto indietro. Noi interverremo. Come prima decisione nel primo Consiglio dei ministri aboliremo l'Imu per gli anni a venire e restituiremo quella pagata nel 2012. Si tratta di un gesto simbolico, di ricucitura tra i cittadini e lo Stato.
Cosa intende con ricucitura?
Negli ultimi mesi, con i blitz della Guardia di Finanza, il limite dei mille euro per le spese in contanti e tutte le altre norme, abbiamo assistito ad un confronto di guerra tra Equitalia e i contribuenti. Molte imprese per queste ragioni sono fallite; a questo si aggiunge il fatto che lo Stato ha la responsabilità di non aver mantenuto gli impegni di pagamento nei tempi previsti. Ci sono 90-100 miliardi di pagamenti in arretrato dello Stato.
Cosa vuole fare per risolvere questa situazione?
Innanzitutto va cambiata la tassazione e poi bisogna cambiare il sistema di lavoro di Equitalia. Su questo abbiamo un programma di otto punti, i più significativi sono: l'impignorabilità della prima casa per debiti fiscali; la rinuncia dello Stato agli oneri aggiuntivi e agli interessi sulle tasse dovute. Infine per le Pmi una moratoria di un anno per i pagamenti arretrati.
Come troverete le coperture per rendere operativo questo programma?
I quattro miliardi per l'abolizione dell'Imu nel 2013 li troveremo con piccoli aggiustamenti di imposta su beni non di prima necessità, anzi negativi per i cittadini. Si tratta delle scommesse, del Lotto, dei giochi, di alcuni prodotti del tabacco e alcuni alcolici. I 4 miliardi per restituire l'Imu del 2012 saranno frutto dell'accordo con la Svizzera per mantenere il segreto bancario su conti di proprietà di imprese e cittadini italiani. Un accordo del genere è già stato stipulato dalla Gran Bretagna e dall'Austria. Per il contante se con la Svizzera si dovesse ritardare la trattativa, allora faremo un accordo con Cassa depositi e prestiti.
Come dare un futuro ai giovani?
Si può dare un futuro ai giovani solo se si risolve la crisi, se le aziende tornano a produrre e aumentano i posti di lavoro. In attesa che questo avvenga, ho avuto un'idea per spingere le aziende ad assumere giovani disoccupati. La convenienza dovrebbe consistere nel fatto che assumendo un giovane disoccupato con un contratto a tempo indeterminato all'impresa dovrebbe costare tanto quanto il giovane guadagna, sgravando l'azienda dalle imposte e dai contributi. Se invece un giovane decide di aprire un'attività imprenditoriale gli garantiamo che per un periodo di 3 o 5 anni non pagherà alcuna imposta. E ancora immaginiamo un bonus università e un fondo per le giovani coppie che vogliono comprare casa con tassi agevolati su di un mutuo di trent'anni. I giovani avranno una risposta alle loro aspettative solo con un'economia che comincia a crescere.
In Lombardia si gioca una partita molto delicata, sia per le Regionali, sia per il Senato. Lei cosa pensa del voto disgiunto e del voto utile?
Il voto disgiunto è una stupidaggine, mentre il voto utile è necessario. Gli italiani, innanzitutto, dovrebbero andare tutti a votare perché il non votare per disgusto o delusione nei confronti della politica non è una soluzione a nulla. Un altro problema è chi votare. Sicuramente non la sinistra di Bersani che ha sempre voglia di minacciare e di punire il ceto medio con uno stato di Polizia tributaria e con la patrimoniale. Si tratta di una cultura vetero-comunista che vuole punire chi ha di più e imporre sempre più tasse. Il Paese diventerà una vera democrazia quando, avendo realizzato il vero bipolarismo, nessuna parte in campo avrà timore che l'altra parte vada al governo. Avevo sperato, con la comparsa di Matteo Renzi, che la sinistra potesse avviarsi verso un mutamento profondo con disdetta del vecchio comunismo. Invece l'hanno messo in un angolo e l'hanno accontentato con una manciata di candidati e sono rimasti integralisti.
Secondo lei esiste una questione settentrionale?
La questione settentrionale non ci preoccupa. Pensiamo che il Paese sia tutt'uno e che le imprese del Nord abbiano tutto l'interesse a che il Sud raggiunga il benessere per poter vendere più prodotti. La devolution che avevamo approvato è una buona cosa e dobbiamo insistere in quella direzione. Inoltre certi poteri e competenze vanno dati alle Regioni, ma certe altre materie oggi di competenza delle Regioni dovrebbero tornare allo Stato. Mi riferisco, in particolare, alla politica urbanistica; avevo concepito un Piano casa che funzionava le Regioni hanno aspettato tantissimo prima di applicarlo. Per quanto riguarda poi il 75% delle tasse che dovrebbe rimanere in Lombardia e su cui la sinistra continua a discutere, secondo me non c'è niente di male. Già ora in Lombardia resta il 73% di quello che i lombardi pagano di imposte: per il 60% resta ai Comuni e alla Regione che lo spendono, l'altra parte viene speso al centro ma per servizi di cui godono i cittadini lombardi.
L'on. Gelmini è stato ministro nel suo ultimo Governo, immagina un ruolo anche in quello ipotetico futuro?
Nel mio ultimo Consiglio dei ministri avevo sei donne ed erano tutte davvero molto brave. Mariastella Gelmini è stata veramente un ottimo ministro, ha portato avanti un'ottima riforma della scuola e in un prossimo nostro governo avrà il posto assicurato e penso che valga la pena mettere a frutto l'esperienza che già ha fatto nella scuola. Credo poi che metteremo nel governo dei giovani, dei quarantenni che abbiano una consolidata esperienza nella trincea del lavoro.
E lei cosa farà?
Il ruolo in cui potrò dare di più penso sia quello del Ministero dell'economia e dello sviluppo. Per tornare ad occuparmi del mio Paese ho dovuto fare un grande sacrificio perché avevo già iniziato a lavorare nella fondazione dedicata a mio padre per la costruzione ogni anno di quattro o cinque ospedali per bambini in tutto il mondo. Avevo anche da aprire l'Università della libertà che invece aprirà il 15 marzo 2014. Sono tornato perché ci troviamo come nel 1994 di fronte ad una scelta di campo. Da un lato noi con la cultura liberale e la politica economica di sviluppo e di crescita attraverso la diminuzione delle tasse. Dall'altro lato la sinistra con rappresentanti non convertiti del partito comunista che cercano sempre di colpire il ceto medio e le imprese.
Carlo Muzzi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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