Banca abusiva per connazionali, ogni giorno 300mila euro spediti all'estero

Il blitz della Guardia di Finanza è scattato alle 16.50, orario di chiusura degli sportelli bancari. Ma i finanzieri di Brescia non sono entrati in una filiale tradizionale, ma in uno sportello abusivo della «banca» illegale made in China presente in tutta Italia con una base di primo piano a Brescia.
Capace di mandare all’estero, totalmente all’oscuro dal Fisco, una media di 300mila euro al giorno. «Il lavoro delle persone coinvolte? Semplicemente quello di far circolare i soldi» assicurano gli inquirenti raccontando quella che può essere considerata la nuova frontiera dell’evasione fiscale sull’asse Italia-Cina.
L’inchiesta
La Procura di Brescia, con i pm Polo Savio, Carlotta Bernardini e Claudia Passalacqua, ha iscritto 21 persone nel registro degli indagati e dieci società più e meno attive sul mercato, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla prestazione abusiva di servizi di pagamento, autoriciclaggio e riciclaggio, il tutto aggravato dalla transnazionalità del reato.
In una nazione dove il trasferimento di denaro in Cina per vie ufficiali è passato dai 5 miliardi di euro del 2017 ai 9 milioni del 2021 e in una provincia, quella bresciana, dove i cinesi residenti risultano essere più di 6mila, di cui 2.700 in città, il gruppo finito sotto la lente della giustizia offriva ai connazionali un vero e proprio «pacchetto di servizi», riuscendo ad aggirare il sistema di prevenzione antiriciclaggio.
Il blitz
Mesi di pedinamenti hanno portato gli inquirenti a ricostruire un quadro chiaro seppur parziale: c’era chi, zaino in spalla e senza dare nell’occhio, raccoglieva il denaro contante dalla comunità cinese sul territorio e chi poi materialmente lo gestiva, tra trasferimenti in Cina e consegne a mano ad imprenditori, ovviamente anche bresciani, interessati ad avere il contante per monetizzare le fatture false.
Due le modalità del trasferimento dall’Italia alla Cina dei soldi: da una parte attraverso l’utilizzo di applicazioni informatiche crittografate, dall’altra grazie sistema «Fei Chen» che permette l’invio di denaro non tracciato su base fiduciaria. Durante le perquisizioni, tra Brescia, Bergamo, Milano, Cremona, Pistoia, Verona, Bolzano, Reggio Emilia, Prato e Udine oltre a telefoni cellulari e computer, sei rolex e cinque macchinette contasoldi, sono stati sequestrati 1 milione e duecentomila euro in contanti, che si aggiungono a circa 700mila intercettati nelle primissime fasi dell’indagine l’estate scorsa.
Mazzi di...soldi
A casa di uno dei coinvolti, la Finanza ha trovato anche un bouquet, con al posto dei fiori le banconote azzurre da 20 euro. Un mazzo da 1.280 euro.
Tre persone sono state arrestate: due donne cinesi, trentenni integrate in Italia, bloccate al casello autostradale di Brescia Centro con in borsa 160mila euro, e un uomo che aveva addirittura 490mila euro in contanti, per un tesoretto - quest’ultimo - che sarebbe stato costruito attraverso lo spaccio di droga. Il gip ha convalidato gli arresti nelle scorse ore e ha disposto l’obbligo di dimora per le due donne.
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