Badante uccisa, in aula a giugno per l’omicidio di Viktoriia
Kadrus Berisa sarà davanti al giudice il 18 giugno prossimo, sette mesi dopo quella notte di violenza e sangue della quale, secondo l’accusa, sarebbe stato l’unico artefice. Il 60enne kosovaro, accusato dell’omicidio dello scorso novembre di Viktoriia Vovkotrub, si ritroverà davanti al gup per discutere l’udienza preliminare. Scontato l’esito dell’appuntamento.
L’uomo che condusse il sostituto procuratore Donato Greco e i carabinieri della compagnia di Brescia al ritrovamento del corpo senza vita della 42enne badante ucraina, sua ex compagna, non ha chance di evitare il dibattimento in Corte d’assise, e quindi di percorrere la via del rito abbreviato per beneficiare dello sconto di un terzo di pena. La legge sbarra questa strada a coloro che sono accusati di reati per i quali è prevista la pena dell’ergastolo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il 60enne avrebbe colpito e ucciso la 42enne di origini ucraine nel suo appartamento.
Per sbarazzarsene e portarlo nel terreno della bocciofila dismessa dov’è stato recuperato, avrebbe avvolto il cadavere in un tappeto di casa, che tentò di smaltire nella discarica di via Metastasio da dove poi presero il via le indagini dei carabinieri. Anche se ha condotto gli inquirenti alla soluzione del giallo della sparizione della donna, svanita il mercoledì 4 novembre e ritrovata senza vita due giorni dopo sepolta in una buca scavata sul retro della casa dell’ex compagno al quartiere Primo Maggio, l’uomo - difeso dagli avvocati Alessandro Bertoli e Mauro Bresciani - non ha mai confessato il delitto. Dal carcere - attraverso un lungo memoriale, scritto parte in italiano, parte in serbo - Kadrus Berisa ha raccontato la sua vita ai suoi legali e ricostruito quanto, a suo dire, sarebbe capitato nelle ore nelle quali, per l’accusa, è maturato il delitto. Il memoriale per ora non è agli atti. Probabile sarà parte del fascicolo di un dibattimento che si annuncia comunque in salita.
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