Azione, Marco Garza è il nuovo segretario provinciale
Uno dei partiti più giovani rispolvera una delle (buone) tradizioni politiche più old style: il congresso.
Azione - quattro anni di vita alle spalle e con un’ampia percentuale di «under» tra gli iscritti - lo ha fatto però sul serio. L’appuntamento di ieri pomeriggio al Museo Mille Miglia non è stato un pro forma: anche se c’era una lista unitaria, la giornata congressuale è stata consumata «alla vecchia», aprendo il confronto ai segretari delle altre sigle (Michele Zanardi per il Pd, Luca Trentini per la Sinistra, Massimo Ottelli in rappresentanza di Iv) e ai rappresentanti istituzionali (Andrea Poli per la Loggia, Placa Suela e Filippo Ferrari per la Provincia, Simona Tironi per la Regione), ma anche toccando i temi scomodi di casa propria.
L’epilogo: l’assessore in Loggia Marco Garza è il nuovo segretario provinciale. Il suo predecessore, Fabrizio Benzoni - che Brescia in Azione l’ha fondata - guarda invece al coordinamento regionale, perché Brescia «è un modello da seguire». Se non altro per i risultati restituiti: 900 iscritti, due parlamentari, un consigliere regionale (Massimo Vizzardi è il presidente del partito), un assessore nel capoluogo, tre consiglieri comunali in Loggia, 18 congressi territoriali fra i quali c’è anche Pezzaze, tra i Comuni più piccoli d’Italia. Non a caso la scuola di formazione politica del partito (in agenda dall’1 al 3 dicembre) si consumerà a Brescia.
Un nuovo inizio politico
Il congresso lo ha voluto Matteo Richetti, la ragione l’ha spiegata Mariastella Gelmini: «In un momento tanto delicato e fragile, non ci possiamo permettere di dare per scontate la democrazia e la partecipazione».
Certo, a nessuno sfugge che, insieme al riassetto organizzativo interno, Azione abbia un nuovo inizio politico da solista da mettere in carreggiata (Gelmini lo dice chiaramente: «Vogliamo andare oltre quel bipolarismo che è stato un po’ anche un bipopulismo»). Il partito col trolley, ad alleanze variabili, ha rappresentato la stagione dell’imprinting: è stato fallimentare perché il progetto «non è stato chiaro, come nel caso delle Regionali», per dirla con le parole di Benzoni «nell’ultimo anno politico ci sono stati un po’ di zigzag». Su quel modus operandi cala il sipario, ma non del tutto. Non ci saranno più alleanze a monte, ma si partirà dal contenuto: il canovaccio da seguire è la gestione parlamentare. Parafrasando: si vota il provvedimento buono, a prescindere da chi sia proposto (vale per il sì alla riforma della Giustizia e l’atlantismo), e si intavolano le battaglie su questioni chiave (sanità e salario minimo).
I problemi sul tavolo
Garza ha parlato agli iscritti in modo schietto, senza virtuosismi da bon ton: sovvertendo il cerimoniale del «come siamo bravi e come ci vogliamo bene» ha iniziato dalle grane. Innanzitutto ha scandito per bene che «la mozione comune è stata costruita con fatica e con delle esclusioni, ma non c’è politica se non c’è scelta». Ha subito letto come un difetto il fatto che, finora, Azione non sia risultato essere «un partito per le donne». Ai suoi ha chiarito: «È necessario capire cosa non abbia funzionato».
Il neosegretario non ha scansato la linea politica, anzi: «Le priorità sono i congressi comunali e strutturarci in zone con concreta operatività e programmi. Non voglio che i giovani siano considerati manovalanza, vanno inseriti nei processi decisionali e di lavoro». L’applauso è stato naturale e a battere le mani c’era anche la sindaca Laura Castelletti, arrivata per sostenere «il suo assessore».
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