Avvocati: sistema penitenziario da riformare

Ieri e oggi l’astensione dalle udienze. «Rilanciare il testo fermo in Parlamento»
Niente toghe. Ieri e oggi
Niente toghe. Ieri e oggi
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Due giorni di astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per riportare l’attenzione di cittadinanza e politica sulla Riforma dell’ordinamento penitenziario, ferma in Parlamento dopo un lavoro faticoso di mediazione voluto dal Guardasigilli uscente, Andrea Orlando.

Un lavoro che ha coinvolto non solo l’avvocatura ma anche la magistratura, il mondo accademico e quello delle associazioni che si occupano di detenuti e vita in carcere. La protesta - proclamata per le giornate di ieri e di oggi - è stata disposta dall’Unione Camere Penali italiane, cui ha aderito anche la sezione bresciana presieduta dall’avvocato Andrea Cavaliere.

«La riforma che pone la dignità del detenuto al centro, affinché, dopo aver scontato la pena, torni ad essere un buon cittadino». Un obiettivo che le nuove norme riuscirebbero a raggiungere grazie all’adozione di più misure alternative al carcere, o misure di comunità, che riducono - stando ai dati - il rischio di recidiva dal 70% al 19%.

«Il carcere non è la soluzione ai problemi, anzi, li amplifica - ha aggiunto Cavaliere affiancato dall’intero direttivo bresciano -. Nel 2013 l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per la detenzione degradante, con sanzioni milionarie. Senza contare la spesa che lo Stato sostiene ogni anno (3 miliardi di euro) per mantenere il sistema penitenziario com’è ora. Con la riforma si otterrebbe una minor recidiva e di conseguenza un aumento di sicurezza per l’intera società».

I penalisti bresciani smantellano il tentativo di bollare la Riforma come una «legge svuotacarceri» o «regalo ai detenuti», come alcune forze politiche l’hanno definita, «per ignoranza o in malafede». «Questa riforma non viene applicata a mafiosi e terroristi, non è un indulto o un’amnistia - sostengono gli avvocati penalisti bresciani -, non cancella i reati o le pene. Ma aumenta, con un più marcato ricorso alle misure alternative al carcere, l’effettiva rieducazione dei detenuti, che sono comunque sottoposti a pene, seppur alternative, ma con vincoli severi e stretti controlli, in capo al magistrato di sorveglianza che valuterà in modo approfondito la persona e il suo percorso».

Ed è un provvedimento urgente. Uno spiraglio per questa «riforma di civiltà» è arrivato dal neo presidente della Camera, Roberto Fico, che ha invitato le forze politiche a correggere l’ordine del giorno della Conferenza dei capigruppo per consentire un’accelerazione dell’iter dei due decreti legislativi e l’avvio della riforma, senza vanificare il lavoro degli Stati generali dell’Esecuzione penale voluti da Orlando, che hanno coinvolto più di duecento tra professionisti, accademici, magistrati, esponenti del mondo del volontariato e di associazioni che si occupano di detenuti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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