Avere paura per non fare la fine della rana lessata
La gente non crede fino in fondo di poter fare la fine della rana bollita, anche se di recente alcuni utilizzano il paragone per dimostrare che l’assuefazione è un limite pericoloso. Noi tutti, sia «popolino» che «generone romano», siamo paragonabili all’anfibio che lanciato in un pentolone di acqua bollente cerca di saltare fuori. Lo stesso che immerso in acqua fredda, acceso il fuoco si abitua lentamente al calore fino ad essere lessato.
I metodi per addolcire le percezioni dovrebbero preoccuparci poichè il procedimento adottato con la rana, in modi diversi, viene applicato nei confronti degli esseri umani. Come avannotti immersi nella società liquida siamo sottoposti a condizionamenti presentati in modo del tutto naturale, venendo persuasi a cambiare il giudizio su convinzioni granitiche e consolidate dalla tradizione.
Oggi il calderone ha una forma sofisticata, studiata da chi conosce perfettamente la psicologia delle masse e dei singoli individui, capace di fondere e confondere le opinioni contrarie attraverso una graduale ma radicale correzione.
Infatti, secondo la teoria di ingegneria sociale detta «finestra di Overton», le masse possono essere manipolate e anche i tabù possono lentamente trasformarsi in qualcosa di ammissibile e poi legalizzati in modo pacifico. Con tecniche di marketing, analoghe a quelle utilizzate per vendere scarpe o creme antirughe, questa finestra si apre per orientare l’opinione pubblica e, attraverso una serie di passaggi, trasformare un’idea iniziale da impensabile a un concetto accettabile e diffuso.
Il procedimento ricorda un farmaco somministrato con il contagocce che a distanza di tempo crea assuefazione. Così appare l’assunzione giornaliera di notizie relative a un probabile conflitto nucleare, mescolate con disinvoltura alla sorte dei ghiacciai squagliati con l’inconcepibile ruolo della regina Camilla che si è solidificato. Alla lunga ci convinceremo che tutto è ineluttabile? Auguriamoci di no.
La difesa del genere umano è ancora riposta nel timore ancestrale che affonda le radici nell’evoluzione e nel diritto alla sopravvivenza di tutte le specie.
Per quanto già accaduto, o per quello che razionalmente temiamo possa accadere, il principio da seguire è la diffidenza verso ogni indicazione che ci induca a non provare spavento per ciò che a torto ci rende ragionevolmente disinteressati.
La storia in merito è alquanto precisa: tutte le bombe scoppiano prima nei cervelli. È opportuno non sfidare gli atomi quanto essere accorti se veniamo immersi in qualche pentolone. La paura è il migliore dei salvavita, interrompe anche la cottura.
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