Autolesionismo e anoressia: i mali di bambini e adolescenti

Le diagnosi di disturbi del comportamento alimentare sono raddoppiate nell’ultimo biennio Covid, specie tra le femmine
Un'adolescente con il viso tra le mani -  © www.giornaledibrescia.it
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Le diagnosi di autolesionismo negli adolescenti sono quasi raddoppiate nel biennio Covid rispetto al periodo precedente. Lo stesso dicasi per i disturbi del comportamento alimentare e per quelli psicotici. Quelli d’ansia sono cresciuti del 10%. Il quadro diagnostico è analogo sia per le valutazioni che avvengono in pronto soccorso sia per quelle che si effettuano ai giovanissimi che vengono ricoverati. Su 130mila persone tra i 10 e i 17 anni, i disagi vari ora sono presenti in circa il 30%.

L’altalena

«Nel periodo iniziale della pandemia, caratterizzato da un rigido lockdown, la percentuale di accessi in reparto e ai servizi ambulatoriali è diminuita del 20%, ma nel 2021 abbiamo superato i dati del 2019» spiega Elisa Fazzi, presidente della Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, ordinaria all’Università di Brescia e direttrice della Neuropsichiatria dell’Asst Spedali Civili. «In realtà - continua - l’aumento di casi nel 2021 è in linea con quello che accadeva negli anni precedenti la pandemia e lo abbiamo evidenziato in uno studio sulle urgenze psichiatriche nei bienni ’18-’19 e ’20-’21. Il totale non è cambiato in modo significativo. A cambiare sono le diagnosi che vedono ora al primo posto, rispetto a prima, i casi di autolesionismo e di disturbi del comportamento alimentare. Del resto, il numero non può aumentare perché la nostra Neuropsichiatria è sempre satura, con un tasso di occupazione che va dal 97 al 107%. Seguiamo circa 11mila pazienti l’anno; 77mila negli ambulatori nel 2019, scesi a 68mila nel 2020 e completamente recuperati nell’anno che si è appena chiuso».

Non c’è posto

«Il problema, come è stato evidenziato nella lettera che la Società scientifica ha scritto al presidente del Consiglio Mario Draghi, è che, a fronte di una domanda crescente, il numero dei posti letto a disposizione su tutto il territorio nazionale è sempre lo stesso, con regioni che nemmeno hanno la Neuropsichiatria per i minori - continua la presidente della Società scientifica -. Questo significa che i pazienti devono essere ricoverati in reparti inappropriati, tenendo anche conto che pronto soccorso, degenze pediatriche e psichiatriche dell’adulto sono sature di altri bisogni e non sono in grado di gestire nemmeno transitoriamente altre situazioni critiche».

Per la prof. Fazzi, tuttavia, il tema non è tanto quello dell’aumento dei posti letto. «Basterebbe avere un maggior turn over - spiega -. Un esempio: per una ragazzina con disturbi del comportamento alimentare la degenza media, ora, è di 3-4 mesi, anche se ci sono casi che richiedono un periodo molto più lungo nel reparto per acuti. Ebbene, se esistesse una sufficiente rete territoriale con strutture semiresidenziali terapeutiche, la giovane degente potrebbe essere dimessa con almeno due mesi di anticipo».

Comportamento alimentare

Le diagnosi di disturbi del comportamento alimentare sono raddoppiate nell’ultimo biennio rispetto a prima. «E sono situazioni sempre più gravi in ragazzine, quasi sempre femmine, sempre più giovani. Tredicenni e dodicenni - spiega Fazzi -. Come abbiamo visto, il tema non è quello dei posti letto, ma delle risorse territoriali sottodimensionate per assorbire i casi. Anche in ambulatorio in un anno è triplicato il numero di ragazzine con problemi alimentari: siamo ad un centinaio, in costante crescita nell’ultimo triennio».

Perché accade? Fazzi: «Quelli che stavano male si sono rinchiusi ancora di più in casa. Ricordate che nei primi mesi della pandemia non si faceva altro che parlare di cibo? Sono scoppiate tutte le conflittualità all’interno delle famiglie: cosa mangi, cosa fai, perché lo fai».

Autolesionismo

In proporzione al resto, è l’aspetto che drammaticamente è aumentato di più. «Nessuno aveva ed ha tempo per loro» dice Fazzi. Ragazzi soli che hanno dovuto affrontare la tragedia della morte dei nonni in compagnia del loro computer, mentre i genitori erano impegnati a lavorare. Adolescenti invisibili che si procurano ferite fisiche per attrarre l’attenzione sulle ferite dell’anima. Per vivere rischiano di mettere a repentaglio la loro vita. «Quando arrivano in ospedale, superata la fase di spegnimento del fuoco e della rabbia, dobbiamo rianimare la loro vita psichica. Arrivano Erinni e tornano ragazzi della loro età». Anche i disturbi psicotici sono in crescita, spesso complicanze di problemi già esistenti o esordi di nuovi casi. Frutto di una diminuzione dei servizi in famiglie fragili. «Si tratta di giovani già predisposti alla psicosi che ora hanno sviluppato vere e proprie ossessioni complusive come la paura delle infezioni e del contagio» conclude Elisa Fazzi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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