Arrestati per l'estorsione, ma senza prove: il gip li scarcera
Non ci sono le prove della tentata estorsione e delle minacce di finire in fondo al giornale, tra i necrologi. Si fa largo il sospetto che la presunta vittima abbia scomodato i carabinieri per non dover sborsare 40mila euro.
Dopo gli interrogatori di garanzia e la decisione del giudice delle indagini preliminari Lorenzo Benini di rimettere tutti in libertà, sono questi i contorni che ha assunto la vicenda emersa un mese esatto fa con gli arresti di tre persone e l’obbligo di firma imposto ad altre due.
I riflettori dei carabinieri, chiamati dalla presunta vittima, si erano accesi su una villetta in ristrutturazione a Castenedolo, in particolare sulla rampa d’accesso al garage. Il proprietario della casa aveva dichiarato di essersi rifiutato di pagare l’ultima tranche dei lavori, proprio quei 40mila euro di cui sopra, perché l’impresa edile aveva sbagliato la pendenza di quest’ultima.
Il proprietario di casa riferì di essere divenuto, per questa sua decisione, oggetto di minacce e ritorsioni da parte dell’impresario edile, del suo geometra e di altre due persone. Disse in particolare dell’insistenza con la quale gli venivano chiesti i soldi e delle minacce subite anche da un pregiudicato di Gottolengo, assoldato, nella versione della vittima, per il recupero dei crediti.
«Se non paghi finisci nella pagina dei necrologi», sarebbero arrivati a dirgli prefigurando uno scenario definitivo. Per il giudice delle indagini preliminari nulla di tutto ciò è provato di qui la decisione di aprire le porte del carcere al pregiudicato di Gottolengo, di annullare gli arresti domiciliari inflitti in un primo tempo all’impresario edile e al suo geometra e di revocare l’obbligo di firma imposto ai due presunti complici.
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