Arpa sulla cava Piccinelli: situazione d'allarme
A dirlo sono i dati Arpa: il rischio cesio 137 nella falda «non si può escludere». Anzi. La relazione ambientale è chiara: «È possibile che la contaminazione radioattiva sia stata, ormai, in parte sommersa dalle acque sotterranee».
Al centro, la ex cava Piccinelli di via Cerca, tra San Polo e Buffalora. Un'area finita sotto la lente di ingrandimento di Comune, Asl e Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente nel 1997, quando - sulla scia di una contaminazione «nota» e originata dall'attività dell'ex Cagi Metal - la società Nucleco provvede alla «messa in sicurezza temporanea» del sito.
Perché temporanea? Perché presto si sarebbe dovuto avviare un vero e proprio monitoraggio con tanto di progetto di bonifica. Un progetto elaborato e approvato dall'Asl il 2 luglio del 1998. Un progetto che non è mai passato dalla teoria alla pratica per «mancanza di fondi».
Cosa accade quindi? Stando a quanto riportato nella documentazione agli atti, la Nucleco posiziona nel '99 dei teli in Pvc che «si sarebbero mantenuti inalterati per circa due anni». In attesa appunto di un intervento di risanamento radicale. Mai avvenuto. Il tempo passa e nel 2004 l'Arpa pianifica una rete di monitoraggio (con l'installazione di quattro piezometri, due dei quali «non più rinvenuti»). Il tempo continua a passare. E si arriva al 16 agosto 2010, quando - sulla scorta dell'idea di realizzare il Parco dello sport nell'area cave, di cui la ex Piccinelli fa parte - l'Amministrazione comunale chiede all'Arpa nuove analisi.
E si arriva al 19 settembre 2011. Con l'esito dei monitoraggi. «Le analisi chimiche - scrive l'Arpa - evidenziano la presenza, in entrambi i piezometri, di tetracloroetilene oltre i limiti previsti». Non solo. Nella centralina a monte, infatti, «è stata riscontrata la presenza di cromo esavalente oltre i limiti di legge». E i teli posizionati nel 1999? «È stato possibile constatare il loro significativo stato di usura e degrado». Un deterioramento - secondo l'Arpa - che «costituisce, insieme alla presenza di vegetazione cresciuta nelle aree contaminate, un importante elemento di criticità ambientale».
Perché? Perché «si possono originare fenomeni di percolazione nel terreno delle acque con il conseguente trasporto di cesio, elemento fortemente solubile, verso gli strati più profondi del suolo». Di qui, da un lato, il monito: «È necessario segnalare la zona attraverso un'adeguata cartellonistica che indichi la presenza di radiazioni nell'area». Dall'altro, l'allarme: «Le misure di messa in sicurezza ante litteram potrebbero non essere più efficaci e portare all'assorbimento del cesio negli strati più bassi del terreno. Ciò appare probabile a causa dell'innalzamento della falda stessa».
Nuri Fatolahzadeh
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