Aria a Brescia, l’esposto dei Verdi fa scattare la verifica Ispra
La palla passa ora all’Ispra, acronimo di Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: saranno i loro esperti a dover condurre le verifiche e ad emettere il verdetto sull’aria malata di Brescia. La posta in gioco è alta: quel che l’Istituto avrà il compito di certificare è se i prolungati valori fuori norma di Pm 2,5 e di No2 (biossido di azoto) possano configurare il reato di danno ambientale o minaccia di danno ambientale.
A conclamarlo è il dirigente del Ministero dell’Ambiente, Eugenio De Francesco, dopo che Europa Verde è passata alle carte bollate, presentando un esposto ufficiale sulla «pessima qualità dell’aria» della nostra provincia. Un documento nel quale si mette in fila la giurisprudenza in materia ambientale e si «batte cassa» direttamente a Roma: lo Stato - è la richiesta - deve emettere un’ordinanza «urgente e contingibile, senza ulteriori indugi e richieste, sulla base dei principi stabiliti dal Codice dell’ambiente e in attuazione ai principi di precauzione, correzione, sviluppo sostenibile e leale collaborazione».
A protocollare la denuncia - per conto del portavoce provinciale di Europa Verde Brescia, Salvatore Fierro, oggi sospeso dall’incarico - è stato l’avvocato Francesco Paolo Perez di Paratico che, alla fine di febbraio, ha inviato il documento sia al Ministero della transizione ecologica sia alla Prefettura. Sul banco degli imputati entrambi i parametri contestati dall’Ue, a partire dalle Pm 2,5, perché «il superamento dei valori limite è tuttora in corso».
Si legge nell’atto: «Particolarmente allarmante è il dato relativo all’esposizione, rispetto al quale Brescia è stata indicata come la provincia peggiore tra gli oltre mille territori nazionali» presi in esame. «Addirittura - ricorda Europa Verde nella denuncia - è stato rilevato il primato di Brescia in Italia e in Europa per tasso di mortalità da polveri sottili».
A questo si aggiunge poi la recente sentenza di condanna - emessa dalla Corte di Giustizia Ue nei confronti dell’Italia all’esito della procedura d’infrazione promossa dalla Commissione Ue - che «inchioda» Brescia sul fronte biossido di azoto (No2), nella quale è stato accertato il mancato rispetto «continuativo e sistematico» del valore limite annuale in diversi agglomerati, oltre che la mancata adozione di misure efficaci «atte a garantire il rispetto dei limiti di No2».
Europa Verde non ci gira attorno e nell’esposto sottolinea come sia «di tutta evidenza» che «i piani regionali e provinciali siano risultati del tutto carenti e inefficaci», ma richiama direttamente Roma alle sue responsabilità. Nella revisione del Titolo V della Costituzione - recita il testo - «è stata prevista la potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente. Ciò significa che spetta allo Stato salvaguardare una tutela congrua e uniforme in tutto il territorio».
Secondo l’avvocato, insomma, da un lato «deve essere garantito il diritto ad un ambiente salubre» e, dall’altro, «deve essere assicurato un livello minimo di qualità dell’ambiente, che sia uniforme su tutto il territorio nazionale». Di qui la richiesta: emettere un’ordinanza urgente e contingibile per «rimediare alle conseguenze drammatiche dell’inquinamento sull’ambiente e sulla salute della popolazione. Conseguenze che, altrimenti, diventerebbero irreversibili». Agli atti, ora, l’iter messo in moto dal Ministero, che ha trasmesso all’Ispra il dossier sull’aria di Brescia.
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