Appalti agli «amici»: indagati anche due dirigenti

Le figure di vertice dell’Assessorato ai lavori pubblici nell’inchiesta del Noe di Roma e della Procura
AA

Appalti concessi per opere urgenti anche quando non ve ne sarebbero state le condizioni. E concessi alle imprese degli «amici». Che riuscivano - circostanza sospetta per gli inquirenti - a fare le offerte migliori e ad essere sempre disponibili all’occorrenza. Ma pure appalti gonfiati con progetti creati ad arte. Un malcostume, di fatto un illecito, che secondo la Procura di Brescia e il Noe di Roma, avrebbe connotato il comportamento di alcuni dirigenti dell’assessorato ai Lavori pubblici della Provincia.

Venerdì mattina è stata infatti eseguita l’ordinanza di custodia cautelare, che ha portato all’arresto ai domiciliari del tecnico Pietro Bondoni e al carcere invece per l’imprenditore edile Mariano Gaburri. Nell’inchiesta sono finite complessivamente 22 persone. Per otto la Procura aveva chiesto l’applicazione di una misura cautelare, ma il gip non ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari.

Tra gli otto, oltre a Bondoni e Gaburri, compaiono anche i nomi di due responsabili degli uffici provinciali che si affacciano su piazza Tebaldo Brusato: quelli di Carlo Faccin e di Bortolo Perugini. Il primo ancora in servizio, il secondo invece in pensione. Insieme a loro altri imprenditori titolari delle imprese «amiche», in questo caso per turbata libertà degli incanti. Le strade, bellissime in apparenza ma che nasconederebbero sotto il manto pericolose insidie dovute al materiale utilizzato, sarebbero la «Lenese», la «Quinzanese», la Ex Ss 345 «Tre valli» (tratto Bagolino-Collio) e pure la Tangenziale Sud.

Bondoni, Faccin e Perugini sarebbero accusati di peculato per essersi appropriati di oltre 12mila euro come incentivo di progettazione della messa in sicurezza della 668, sovrastimando i quantitativi e di conseguenza i prezzi per le opere, approvando un progetto esecutivo privo della documentazione necessaria e con altri comportamenti non a norma. A Faccin e a Perugini gli inquirenti contestano anche il falso per aver accertato la validità del progetto e la sua conformità alle leggi vigenti anche quando non lo era. E al primo pure l’abuso di ufficio.

AGGIORNAMENTO: * Nell'evoluzione della vicenda giudiziaria, Pietro Bondoni è stato poi assolto sia dall'accusa di turbativa d'asta «per non aver commesso il fatto», sia da quella di truffa aggravata «perché il fatto non sussite».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato