Andolina sospeso per sei mesi dalla professione medica
Libero, ma per i prossimi sei mesi non potrà esercitare la sua professione di medico. Il tribunale del Riesame di Brescia ha fermato Marino Andolina, medico triestino già coinvolto nel caso Stamina e poi, la primavera scorsa, finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della procura bresciana che aveva fatto emergere una presunta truffa ai danni di pazienti effetti da malattie degenerative ai quali, Andolina e altri, avrebbero proposto cure, ritenute dannose e pericolose dagli inquirenti.
Gli arresti, oltre che per Andolina, scattarono anche per i bresciani Caterina Voldan, Monica Salvi e il chirurgo plastico Erri Cippini, con loro anche il milanese Stefano Bianchi. Per tutti, una prima volta, il Riesame annullò l’ordinanza di custodia cautelare, ma dopo un ricorso della Procura e l’accoglimento della Cassazione il tribunale della libertà di Brescia è stato costretto ad un nuovo provvedimento.
Tutti i convolti rimangono in libertà, ma l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa resta intatta così come i gravi indizi di colpevolezza. L’unico provvedimento è stato preso nei confronti di Andolina, che per sei mesi non potrà esercitare la professione medica, per il rischio di reiterazione del reato. “A me non cambia nulla, non ho interesse a lavorare in Italia , sono disgustato” ha tuonato Andolina. “Nell’inchiesta in cui mi hanno coinvolto sono state male interpretate alcune telefonate. Io – ha aggiunto – volevo solo portare all’esterno il metodo Stamina e curare gratuitamente i miei pazienti”. Ora dovrà appendere il camice al chiodo per sei mesi.
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