Andolina: «L'esperienza Stamina è morta»
Il vice presidente di Stamina Foundation, Marino Andolina, in un messaggio pone la pietra tombale sul controverso metodo
AA
«L'esperienza Stamina è morta». Con poche parole, vergate su un messaggio di posta elettronica spedito al suo avvocato, il medico Marino Andolina, da Trieste, saluta la controversa terapia di cui si era fatto portabandiera insieme a Davide Vannoni.
La missiva piomba con il fragore di una bomba nell'aula del tribunale di Torino dove oggi è ripresa l'udienza preliminare. Andolina vuole patteggiare (così come Vannoni) e, con questa lettera, chiede al pm Raffaele Guariniello di prestare il suo indispensabile consenso. La pena proposta, secondo quanto si apprende, si aggira sui 21 mesi di reclusione. «Sono convinto - è l'esordio - che l'attività di studio, promozione e utilizzo delle cellule staminali nell'ambito di Stamina foundation sia un'esperienza definitivamente chiusa in Italia e all'estero».
Andolina inoltre sottolinea che non intende promuovere o appoggiare eventuali ricorsi al Tar contro il Ministero della Salute o il Comitato scientifico. Una netta presa di distanze da un commento postato giorni fa su Facebook che gli era costato il «no» di Guariniello al patteggiamento.
Oggi in aula sono cominciate a fioccare le prime richieste di condanna, che riguardano gli unici due imputati (su tredici) che hanno scelto il rito abbreviato. Il pm ha proposto un anno e quattro mesi di carcere per Carlo Tomino, ex dirigente dell'Aifa, accusato di concorso nella somministrazione di medicinali imperfetti e nocivi per non avere bloccato le attività di Stamina agli Spedali Civili di Brescia.
Tre anni e quattro mesi è invece la proposta per Marcello La Rosa, dirigente dell'istituto di ricerche economiche e sociali Ires Piemonte, considerato uno degli attori della presunta associazione per delinquere guidata da Vannoni: ai tempi in cui Stamina muoveva i primi passi a Torino, aveva assunto la direzione sanitaria - dicono i carabinieri del Nas - del «laboratorio» allestito «in un angusto scantinato» della sede della fondazione.
Guariniello è severo sul suo conto: «Quando ho cominciato a fare gli accertamenti credevo che fosse un sociologo prestato all'arte medica. Una specie di pedina finita tra le mani di un abile giocoliere. Sbagliavo. La Rosa è un medico. Lui stesso è un giocoliere. Altrimenti come poteva dimenticare la deontologia della sua professione, che vieta 'terapie segretè come Stamina e le cure che autorizzano false speranze?». La sentenza è in programma il 18 marzo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Condividi l'articolo
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato