«Ampliare l’attuale Verziano vorrebbe dire creare un nuovo Canton Mombello»
«Sull’ampliamento del carcere di Verziano ho molti dubbi. Occupando, con i nuovi edifici, le aree oggi destinate alle attività ludiche e di recupero, ai laboratori e alla formazione dei detenuti, il rischio è che in poco tempo diventi come Canton Mombello».
Il copyright è di Monica Cali, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Brescia da appena un anno, durante il quale ha potuto sperimentare in prima persona «lo stato di assoluto degrado di Canton Mombello, sovraffollato, in condizioni igieniche deprecabili, dove in una cella vengono stipati fino a diciotto detenuti». La notizia dei fondi stanziati dal ministero delle Infrastrutture per la realizzazione del nuovo carcere di Brescia ha ravvivato un dibattito che si è trascinato stancamente nel corso degli ultimi quindici anni e che ha avuto un sussulto a fine ottobre, quando i vertici della giustizia bresciana hanno denunciato le condizioni «da prigione sudamericana» del penitenziario Nerio Fischione.
È stata Cali a lanciare il sasso nello stagno, sostenuta dal presidente della Corte d’Appello, oggi ex, Claudio Castelli, e dal Procuratore Generale, Guido Rispoli, cui va il merito di aver riportato al centro del dibattito pubblico la necessità di costruire un nuovo carcere a Brescia e, di rimbalzo, aver sbloccato i fondi, quei 38,8 milioni di euro che consentiranno, insieme ai 15 milioni già appostati nel 2014 dall’allora ministro Orlando, di realizzare il nuovo penitenziario.
Il progetto
Cali, Castelli e Rispoli ieri hanno partecipato alla trasmissione di Teletutto, Messi a fuoco, condotta da Andrea Cittadini, durante la quale è stata scattata una fotografia della situazione che vivono oggi i detenuti bresciani e si è immaginato il futuro.
E il progetto di ampliamento della casa di reclusione di Folzano preoccupa le autorità giudiziarie: «A Verziano - ha spiegato Cali - sono rinchiusi detenuti e detenute che devono scontare pene lunghe, compreso l’ergastolo. Gli spazi di vivibilità, sport, studio, svago, sono indispensabili e non possono essere occupati dai nuovi padiglioni».
Posizione condivisa da Claudio Castelli, in pensione dallo scorso mercoledì dopo sette anni da presidente della Corte d’Appello, secondo cui «la pena deve tendere alla rieducazione e al recupero, come ci impone il dettato costituzionale. In Italia purtroppo il carcere è spesso una discarica sociale. Ma così è un fallimento».
Risultati che si possono ottenere solo con progetti di recupero che a Verziano per fortuna funzionano. «Sotto questo punto di vista - ha aggiunto il procuratore generale Guido Rispoli - Brescia è sorprendente: sono tanti i progetti che puntano a dare una seconda opportunità ai detenuti, grazie alla società civile e alle imprese». Secondo la presidente del Tribunale di Sorveglianza Monica Cali, quindi, «per il nuovo carcere serve trovare un’altra area», oppure, come ha chiarito Castelli «recuperare intorno a Verziano altri spazi». La palla ora passa alla politica. Per una svolta attesa da anni. //
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