«Amici del Pdl» chiesta l'archiviazione di Romele

L'inchiesta sul finanziamento all'associazione di Nicoli Cristiani approda all'udienza preliminare. Trentadue in tutto gli imputati.
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Indagini chiuse. Udienza preliminare fissata. Gli «amici del Pdl», accusati di violazione delle norme sul finanziamento dei partiti, per aver versato nelle casse dell'associazione riconducibile a Franco Nicoli Cristiani circa 670mila euro tra il 2009 e il 2011, si ritroveranno in un'aula del Palagiustizia il prossimo 21 maggio.

Tra loro non ci sarà Giuseppe Romele. La Procura della Repubblica, nelle persone dei pm Silvia Bonardi e Carla Canaia, ha infatti chiesto l'archiviazione della sua posizione. L'on. pidiellino, appena rieletto alla Camera, era accusato di aver riferito false informazioni al pubblico ministero nel corso delle indagini preliminari. Romele aveva negato la paternità di firme su ricevute per circa 50mila euro emesse a suo favore dall'associazione. Firme, per il consulente dell'accusa, riconducibili però solo a lui.

Chiuse le indagini, Romele, assistito dall'avvocato Vanni Barzellotti, si è fatto interrogare dal pm ed ha chiarito la sua posizione. A farlo cadere in errore, avrebbe spiegato, la sorpresa e l'ansia dovute all'inattesa convocazione in Procura. Il chiarimento si è rivelato efficace: i magistrati infatti hanno chiesto l'archiviazione della sua posizione e non hanno provveduto ad inserirlo nell'elenco degli imputati cui notificare l'avviso di fissazione dell'udienza preliminare.

Sono in tutto 32 le persone chiamate a difendersi. Tra queste Franco Nicoli Cristiani, il beneficiario dei versamenti compiuti in due anni da imprenditori grandi e piccoli. L'ex vicepresidente del Consiglio Regionale, finito in carcere nel novembre 2011 con l'accusa di aver intascato 200mila euro dall'imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli per agevolare l'iter burocratico di una discarica di amianto, è accusato non solo di finanziamento illecito, ma anche di falso ideologico in atto pubblico per aver «giurato sul suo onore», davanti al Collegio Regionale di garanzia elettorale in Corte d'appello a Milano, di aver percepito contributi per 67.500 euro, tenendo nascosti gli altri 600mila percepiti dall'associazione che ha fondato.

Con lui, tra gli accusati, anche la segretaria di Franco Nicoli Cristiani. Gabriella Filippini, storica collaboratrice di uno dei pionieri bresciani di Forza Italia, per i pm avrebbe riciclato il denaro raccolto ridistribuendo i fondi, per l'accusa di provenienza illecita, messi a disposizione degli «Amici del Pdl». In virtù di una delega ad operare sui conti correnti dell'associazione, la donna ha prelevato contanti per 204mila euro; ha disposto bonifici per 220mila; staccato assegni bancari per 216mila euro e ne ha fatti addebitare altri 24mila. Nel libro contabile c'è un perfetto bilancio tra le poste in entrata e quelle in uscita dalle casse del sodalizio voluto dall'ex assessore regionale.

Ad alimentare i conti degli «Amici del Pdl» sono stati in tutto 30 imprenditori. Dai capitani di industria ai piccoli artigiani. Per alcuni di loro, come hanno dichiarato agli inquirenti, essere amici di Nicoli, anche senza condividerne l'orientamento politico, poteva essere un buon investimento. Al netto delle motivazioni che li hanno spinti a mettere mano ai fondi aziendali, con bonifici tracciabili e appostati a bilancio, gli imputati si difendono affermando la regolarità sostanziale delle procedure seguite ed escludendo la volontà di eludere la legge Piccoli sul finanziamento ai partiti.
Pierpaolo Prati

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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