Alla guida degli speleologi: «Con la passione si fa tutto»
Torna nelle mani di un bresciano la guida della IX Delegazione speleologica lombarda del Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e spelologico). Si tratta di Giordano Frassine, che negli ultimi tre anni ha operato come vice al fianco del comasco Fabio Cattaneo e che è intervenuto nelle operazioni di soccorso a Rigopiano, Amatrice, Castelluccio di Norcia, e da ultimo nella difficile ricerca di Iuschra, la dodicenne scomparsa il 19 luglio a Serle.
L’ultimo bresciano ad essere eletto delegato regionale è stato Corrado Camerini, dal 1995 al 2003. Il bilancio. Si sono dovuti attendere più di 15 anni per avere di nuovo una guida bresciana degli speleo-soccorritori.
È servita l’elezione, il 22 dicembre, di Frassine, 45enne, architetto in un noto studio della città, entrato nel Cnsas nel 2011 e arrivato a ricoprire la carica di vicedelegato dopo solo 5 anni. «Quello che si sta chiudendo è stato un triennio molto impegnativo - spiega - viste le svariate emergenze in cui come soccorritori speleologi siamo stati chiamati ad intervenire. A Rigopiano siamo stati la prima squadra lombarda ad arrivare, ci siamo inventati l’operazione sul momento nell’ambito di una emergenza neve più ampia. Per due giorni abbiamo vissuto con la speranza di trovare vive ancora delle persone, ma non è stato così».
Nuova anche l’attività di ricerca sui monti di Serle, la scorsa estate. «Una ricerca inedita - aggiunge Giordano Frassine -, in scenari inediti, con attività di bonifica anche in grotte non ancora accatastate nel registro. Abbiamo battuto tutti gli anfratti, tutti i "buchi" possibili. Sono stati quasi 200 gli speleo-soccorritori impegnati, che il delegato Cattaneo ed io ci siamo trovati a coordinare, provenienti non solo dalla Lombardia ma anche dal Veneto, dall’Abruzzo, dal Lazio e dalla Sardegna, dall’Umbria, dal Piemonte e dall’Emilia. È terribile e impressionante pensare che quella bambina sembri essere sparita nel nulla, ma noi abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità».
Il giovane architetto bresciano aveva cominciato il triennio come vicedelegato con il difficile recupero di una «collega», la speleologa Elena, che dopo una caduta si era ferita e non era più in grado di uscire dalla grotta LO 223, sempre nella zona dell’altipiano di Cariadeghe a Serle.
Un intervento «più ordinario» se così si può dire, che rientra tra quelli più tipici degli speleo-soccorritori, così come altri conclusi nel Varesotto, in Friuli, a Palinuro o in Emilia. «Il mio triennio come vicedelegato dei 67 volontari lombardi è stato particolarmente intenso. E anche i prossimi tre anni saranno impegnativi tra mantenimento, esercitazioni e formazione; ma se credi nella missione trovi modo di fare tutto. Con la passione di sempre che ci spinge ad aiutare chi è in difficoltà».
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