Al via il Festival della Pace: «Non bisogna avere paura a parlarne»

È stata inaugurata ieri con la filosofa Laura Boella la rassegna che propone oltre 50 eventi tra mostre, dibattiti e spettacoli
FESTIVAL DELLA PACE AL VIA
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«Viviamo in una terza guerra mondiale combattuta a pezzi». Quando nel 2014 papa Francesco coniò questa espressione in molti (troppi) reagirono con stupore. Era, ovviamente, inconsapevolezza, ce ne siamo resi conto quando la guerra è arrivata vicino a casa nostra, con la Russia che ha invaso l’Ucraina. E ora con il conflitto israeliano. In questo contesto, parlare di pace può sembrare uno sterile esercizio filosofico.

Ma è così? Chiaramente no, e il Festival della pace, che si è aperto ieri pomeriggio nel salone Vanvitelliano della Loggia, lo ha ribadito con forza. «Non bisogna aver paura a parlare di pace», ha detto nella sua lectio magistralis la filosofa Laura Boella, docente dell’Università di Milano; «la nostra - ha proseguito - dev’essere la scommessa dell’umanizzazione di ciò che è disumano».

Impegno

Una sfida non da poco, che si vince a piccoli passi, anche rendendo popolare il tema della pace con un festival, come ha sottolineato Roberto Rossini, presidente del Consiglio comunale di Brescia, «avremo uno sguardo vasto, grande: la pace non sarà solo un richiamo etico perché cercheremo di calarla nella politica. Avremo uno sguardo attento: la pace non sarà solo un richiamo generale perché approfondiremo punti specifici, ben definiti» ha sottolineato presentando la rassegna nata nel 2017. Le donne, i diritti, la pace nel mondo: questi i temi. «Tocca anche a noi, a ognuno di noi - ha concluso Rossini - trovare le vie di uscita dai conflitti». Papa Bergoglio punta il dito contro due tratti distintivi della nostra epoca: la conflittualità che deborda in scontro, l’instabilità che conduce al caos.

  • In Vanvitelliano l'inaugurazione del Festival della pace
    In Vanvitelliano l'inaugurazione del Festival della pace
  • In Vanvitelliano l'inaugurazione del Festival della pace
    In Vanvitelliano l'inaugurazione del Festival della pace
  • In Vanvitelliano l'inaugurazione del Festival della pace
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  • In Vanvitelliano l'inaugurazione del Festival della pace
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    In Vanvitelliano l'inaugurazione del Festival della pace

Un punto, per invertire la rotta, l’ha indicato il vice sindaco di Brescia, Federico Manzoni. «Nulla può essere fatto se non arriva uno stop alla corsa alle armi - ha sottolineato -, come diceva John Fitzgerald Kennedy nuove armi portano come risposta nuove armi. Il disarmo è un necessario passo di civiltà per lasciare alle future generazioni un mondo migliore».

Testimoni

La professoressa Boella ha parlato di due donne straordinarie: Hannah Arendt e Simone Weil. Di quest’ultima (morta nel 1943 a soli 34 anni), che fu anche attivista partigiana, ha ricordato il progetto di portare donne infermiere ad assistere i militari direttamente al fronte, voleva portare le donne al centro della battaglia per portare segni di speranza e umanità; un progetto che Charles De Gaulle definì una follia.

Monsignor Giorgio Bertinvescovo di Gibuti, Amministratore apostolico di Mogadiscio, dopo aver ricordato i suoi anni bresciani da francescano a Saiano e Rezzato, ha ribadito che di pace si deve parlare nelle scuole, «va insegnata fin da bambini, solo così la capiranno e la faranno propria». Alla memoria di Victoria Amelina, poetessa, scrittrice, saggista e attivista per i diritti umani ucraina, il premio «Brescia per la pace» a cura del Coordinamento degli enti locali per la pace e la cooperazione internazionale.

È stato consegnato da Camilla Bianchi, presidente del Coordinamento, a Yaryna Grusha, docente di Lingua e Letteratura Ucraina all’Università di Milano. La motivazione: «Il riconoscimento per il suo impegno nel documentare i crimini di guerra russi in Ucraina. Victoria Amelina è deceduta il 1°luglio all’ospedale Mechnikov di Dnipro, a seguito di un bombardamento missilistico russo. A Victoria perché questa guerra finisca e vinca la pace».

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