Al lavoro per far tornare a vivere l’antico mulino del Don Bosco
L’edera e altri arbusti infestanti avevano coperto la ruota di ferro per più della metà, rendendola quasi invisibile. Ieri mattina alle 8 se ne riusciva a scorgere, sotto il verde, solo una piccola porzione. Poi, sono bastate poche ore di lavoro da parte degli Amici di Bottonaga e di Brescia Underground per farla riapparire nella piena rotondità della sua forma, simbolo di forza, di lavoro e di storia. E non solo per il quartiere Don Bosco, ma per tutta la città. Stiamo parlando di quel che resta dell’antico mulino posto lungo il corso del fiume Grande inferiore, poco prima dell’incrocio tra via Don Bosco e via Dalmazia, di proprietà della famiglia Braga e rimasto in funzione fino agli anni Settanta. Le sue origini invece si perdono nel tempo.
«Questo è l’ultimo mulino per granaglie rimasto in città», spiega Maurizio Zanini degli Amici di Bottonaga. Al suo fianco Andrea Busi, presidente di Brescia Underground e con loro alcuni soci delle due associazioni che armati di roncole, cesoie e scalette si sono dati da fare per ripulire la sponda del fiume e la ruota di ferro che un tempo girava grazie alla forza dell’acqua.
«È un regalo che abbiamo voluto fare alla città, con il cuore e con passione - spiega Busi -, nelle nostre possibilità. Abbiamo operato in sinergia con Comune di Brescia e il Consorzio di bonifica Oglio Mella che ci è venuto incontro chiudendo l’acqua del fiume a monte e anche del Bova, così noi abbiamo potuto operare in sicurezza e ripulire le sponde, sulla scia di quel che avevano fatto gli alpini lungo le sponde del Garza. È doveroso dare decoro al mulino che è un monumento, seppur minore e marginale».
Un mulino peraltro, che è diventato il simbolo degli Amici di Bottonaga, «perché lo abbiamo sempre ritenuto la parte più storica del quartiere - aggiunge Zanini -. La storia è passata da qui. Si racconta che negli anni Cinquanta quello che oggi è il campo da calcio dell’oratorio dei salesiani, fosse coltivato a mais che poi veniva macinato qui.
Lo stesso sindaco Del Bono ricorda poi che da bambino, negli anni Settanta, veniva a questo mulino con il papà fornaio a prendere i sacchi di farina». Insomma per Bottonaga il mulino è «un luogo del cuore» cui gli abitanti del quartiere (e non solo) sono molto affezionati. «Il mulino peraltro è citato in molte situazioni nel libro che ho scritto tre anni fa "Bottonaga, non solo una storia di amici", pubblicato in occasione del cinquantesimo dell’associazione, e frutto di due anni di ricerche». Un pezzo di storia che senza l’affetto e la volontà delle due associazioni e del Consorzio Oglio Mella, rischiava di andare perso, abbandonato e sommerso dalle erbe infestanti e dalla noncuranza.
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