Al lavoro dopo il Covid: ecco cosa fare per tornare in azienda

Doppio tampone per chi è stato ricoverato; tampone semplice per i sintomatici a casa e test sierologico per i contatti diretti
OBIETTIVO 6MILA TEST AL GIORNO
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Cosa si deve fare per tornare a lavorare dopo aver avuto il Covid-19? E dopo essere stati a casa in malattia senza aver fatto alcun tampone e, dunque, senza sapere di essere positivi o meno? La ripresa del lavoro dopo la malattia è differente in base alle ragioni per cui il lavoratore - pubblico o privato - è rimasto a casa. Le condizioni sono tre: lavoratore con tampone positivo; lavoratore che è stato malato, ma che non è stato sottoposto a tampone; ripresa del lavoro dopo contatto con caso certo di Covid-19 o sospetto.

  1. Tampone positivo. Sono persone che si sono ammalate e sono state sottoposte a tampone in ospedale. Una volta dimesse perché clinicamente guarite e sotto tutela di Ats, devono trascorrere 28 giorni, non più 14, di quarantena obbligatoria, in base alle nuove linee guida di Regione Lombardia. Possono rientrare al lavoro dopo aver effettuato il doppio tampone negativo, con intervallo di almeno 24 ore tra i due. Naturalmente, se il tampone dovesse essere ancora positivo, i giorni di malattia verrebbero prolungati. Per i tamponi, il lavoratore viene direttamente convocato dall’ospedale.
     
  2. Malati senza tampone. Il lavoratore, in base alle indicazioni della Regione, deve effettuare un solo tampone dopo quattordici giorni di assenza di qualsiasi sintomo di malattia. Se il tampone è positivo, la malattia continua. La richiesta del tampone per il lavoratore in isolamento fiduciario per sintomatologia sospetta Covid-19 deve essere effettuata dal medico di medicina generale inviando un modulo compilato all’indirizzo mail dedicato comunicato dalle Aziende sociosanitarie territoriali. Da lunedì prossimo il modulo dovrebbe essere sostituito dalla ricetta dematerializzata.
    Dove si fa il tampone. Chi è residente nel territorio di competenza dell’Asst Spedali Civili viene contattato dal Cup (Centro unico di prenotazione) che comunicherà data e sede dell’appuntamento per eseguire il tampone. Per le Asst del Garda e della Franciacorta cambia la modalità di prenotazione: non sarà il Cup a chiamare i pazienti, ma gli stessi a telefonare per fissare l’appuntamento al numero indicato al momento della prescrizione. Ats: «I giorni di attesa tra prenotazione ed effettuazione del tampone sono considerati ancora giorni di malattia».
    Accordo Aib-sindacati. In base al protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso 14 aprile tra Aib e sindacati per la ripresa delle attività produttive, per il lavoratore che è stato malato ma non è stato sottoposto a tampone «sarebbe necessario il certificato di riammissione al lavoro per avvenuta guarigione da parte del medico di medicina generale. In carenza di ciò, il lavoratore potrà essere riammesso al lavoro con autocertificazione, segnalazione al medico competente e obbligo di indossare le protezioni delle vie respiratorie per almeno due settimane».
     
  3. Contatto stretto. Ci sono lavoratori che hanno avuto un contatto diretto con una persona contagiata dal nuovo coronavirus o sospetta positiva. In questo caso, il dipendente è rimasto a casa per quattordici giorni in isolamento fiduciario (se già al lavoro, in malattia perché l’isolamento è avvenuto su indicazione del medico di medicina generale o su disposizione di Ats; con altre modalità concordate con il datore di lavoro se l’azienda è chiusa). Al termine non deve fare alcun tampone, ma Ats propone il test sierologico per sapere se è venuto a contatto con il coronavirus e conoscere gli anticorpi prodotti dal suo sistema immunitario in risposta al virus. Dunque, la storia della pregressa esposizione al virus da parte della persona. Anche in questo caso, i lavoratori dell’industria possono tornare a lavorare - protocollo Aib/sindacati - con autocertificazione, segnalazione al medico competente e protezioni delle vie respiratorie per almeno due settimane.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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