Al Corpus Domini un anno dopo, il Vescovo: «Sto bene»

Dodici mesi fa, a Brescia nella stessa festività, mons. Tremolada annunciò la malattia e la necessità di essere operato
  • La solennità del Corpus Domini
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«Sto bene e gli esami grazie a Dio lo confermano», per il vescovo Pierantonio Tremolada il peggio è alle spalle. Era esattamente un anno fa, durante la festa del Corpus Domini in piazza Paolo VI, quando annunciava la sua malattia e la conseguente assenza per alcuni mesi. Poi tutto è andato per il meglio, e così, appunto dodici mesi dopo, il pastore della Chiesa bresciana, ancora durante la celebrazione dal sagrato del duomo può dire: «Sono qui con voi a ringraziare la Provvidenza di Dio per l’esito positivo dell’intervento stesso e del decorso successivo. Vorrei anche esprimere nuovamente a voi la mia gratitudine, per la vicinanza e l’affetto con il quale mi avete accompagnato. Vi assicuro che è stato per me motivo di profonda consolazione». Mentre legge il suo discorso alla città la voce è ferma, limpida, solo in alcuni brevi passaggi appare affaticata, segno che il recupero procede. Ci vorrà certo ancora tempo, «sto bene - ci ha detto il vescovo -, ora devo riconquistare pienamente le forze, il quadro d’insieme mi porta a essere otttimista».

La pace

La solennità del Corpus Domini è caratterizzata dalla solenne processione lungo le vie cittadine. «Il cammino - ha detto mons. Tremolada - è da sempre una bella metafora della vita, non soltanto a livello personale ma anche sociale. Vorrei fermare la mia attenzione proprio su questo punto e condividere con voi questa sera qualche breve riflessione sul camminare insieme come città». Una città in cammino, ha sottolineato, «è anzitutto una città che non è ferma, che metaforicamente si muove e che lo fa al passo con i tempi. Una città in cui ci si ascolta e ci si parla». E poi, una città in cammino, «è solidale e fraterna - ha proseguito il vesocovo -. Nel cammino ci si aiuta. C’è infatti chi è forte e chi è debole, chi è giovane e chi non lo è più, chi corre e chi è lento. La solidarietà combatte con tutte le forze l’individualismo, contesta l’idea diffusa che ognuno deve pensare a se stesso, senza poter far conto sull’aiuto degli altri, un’idea del tutto errata, come di mostra l’esperienza della vita».

Perché tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri:«Che ognuno pensi solo a se stesso è il male peggiore che possa capitare ad una società; che ciascuno ricerchi semplicemente il proprio tornaconto e la propria personale soddisfazione è una triste deriva che spegne la bellezza della vita».

Una città in cammino è una città che ama la pace. «Camminare insieme è rimanere accostati, uno a fianco all’altro - ha concluso mons. Tremolada -, senza dividersi, senza contrapporsi, senza cedere mai a sentimenti di gelosia, di odio e di rancore. Significa soprattutto respingere la violenza in tutte le sue forme, a partire dalla guerra.  La brutalità e la follia della guerra sono ancora una tremenda realtà, anche vicino a noi. Noi, però, vogliamo essere una città di pace, ma anche una città solidale, una città delle diverse culture, una città consapevole della sua storia e costantemente protesa verso il futuro, una città rispettosa del suo ambiente».

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